"Spal, meritavo un trattamento migliore". Di Carlo: "Congedato solo con un messaggio"

Lo sfogo del tecnico dopo il mancato rinnovo: "A campionato finito per 50 giorni non ho sentito nessuno: tempi e modi discutibili"

"Spal, meritavo un trattamento migliore". Di Carlo: "Congedato solo con un messaggio"

"Spal, meritavo un trattamento migliore". Di Carlo: "Congedato solo con un messaggio"

Mimmo Di Carlo ci ha sperato fino all’ultimo, anche quando tutti gli indizi portavano a un cambio di rotta anche sulla panchina. Del resto, alla fine del campionato la sua conferma sembrava scontata, tanto che si parlava del tecnico di Cassino come dell’unico punto fermo da cui ripartire. La situazione invece si è sviluppata in maniera completamente diversa, col presidente Joe Tacopina che ha deciso di attuare una rivoluzione che ha coinvolto anche Di Carlo. "Prima di arrivare a Ferrara mi dicevano che avrei lavorato con un presidente abituato a cambiare sempre tutto, ma sinceramente non pensavo fino a questo punto – confessa l’allenatore ciociaro con l’amaro in bocca –. Dopo la fine del campionato, per 50 giorni non ho sentito nessuno: a iscrizione avvenuta, mi aspettavo una chiamata che non è arrivata: è un grande rammarico lasciare la Spal, perché dopo aver ridato entusiasmo e credibilità alla squadra con 28 punti in 14 partite, ci tenevo a continuare il percorso e finire il lavoro iniziato, ma la società ha deciso diversamente".

In quei 50 giorni è rimasto in contatto con qualcuno dell’ambiente spallino?

"Non mi sono confrontato con nessuno in quel periodo, fino al messaggio che il presidente Tacopina mi ha inviato il 21 giugno per comunicarmi la propria decisione. L’ho ringraziato per l’opportunità che mi ha concesso e rispetto la scelta, ma francamente i tempi e i modi non sono stati il massimo".

Che spiegazione si è dato? "Non lo so davvero: sono un professionista e capisco che la società possa cambiare idea, ma si era creata una base solida dalla quale ripartire e c’erano le condizioni per fare un bel campionato. Dalmonte e Zilli li avrei tenuti, ma non credo che la loro presenza fosse legata a doppio filo alla mia: sarei potuto restare a prescindere da questi due giocatori".

Prima dell’esonero la sua squadra aveva deluso, è d’accordo?

"Le aspettative erano alte, come è giusto che sia per la Spal. Ma è chiaro che qualche squadra era più pronta e rodata della nostra, a partire dal Cesena. Il calcio è anche una questione di gruppo e mentalità, e noi abbiamo impiegato un po’ di tempo per creare qualcosa di importante. Alla fine però abbiamo dimostrato che la Spal valeva i primi quattro posti della classifica. Inizialmente non era facile plasmare i giovani con gli esperti in breve tempo, inoltre abbiamo effettuato il ritiro con meno del 40% dei giocatori che poi abbiamo avuto in organico. Il lavoro importante è stato fatto dal 10 agosto in poi, quando sono arrivati tutti, però molti erano in ritardo di condizione".

La musica è cambiata dopo il suo ritorno.

"La Spal era terzultima, a pochi punti dal fondo della classifica. Il valore della squadra però era diverso, e volevamo dimostrarlo. Sono stati bravi i giocatori a riavvicinare il pubblico attraverso le prestazioni e la determinazione di voler scalare la classifica per conquistare la salvezza e magari dare l’assalto alla zona playoff".

È mancato solo un punto, dove sarebbe arrivata la Spal? "Già, un punto: bastava richiamarmi una giornata prima. Ai playoff non so dove saremmo arrivati, ma coi vari Antenucci, Maistro, Dalmonte, Siligardi e Zilli in forma avremmo dato fastidio a tutti".

Stefano Manfredini

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