Sono servite ben 16 giornate, quasi mezzo campionato, ma finalmente si può dire che ora la Spal somiglia a una squadra. Le continue rivoluzioni comportano questo: ci vuol tempo per costruire, e se non lo si concede all’allenatore o se alla fine si cambiano ogni volta tutti i calciatori ripartendo da zero, ci si attarda. E non sempre si riesce… Dai lontani giorni di Pep Clotet, Andrea Dossena è il primo tecnico dell’era-Tacopina che si è visto concedere fiducia a dispetto dei risultati: ha cominciato a luglio e ha trovato una quadra accettabile solo a novembre e attraverso infinite sofferenze. Il suo noviziato spallino è stato una via crucis. Dossena ha dovuto modificare completamente il proprio credo tattico abiurando l’amato 4-3-3 offensivo per adattarsi alle prerogative dell’organico a disposizione. Ha faticato a trovare con il suo staff il giusto bilancino nella preparazione atletica, e ha impiegato diversi mesi per raggiungere il traguardo della brillantezza, e al prezzo di infortuni muscolari in doppia cifra.
Però ha saputo ravvedersi e adeguarsi all’evidenza, dando prova di intelligenza. E ha sfruttato un’emergenza senza eguali nella lunga storia della Spal, trasformandola in opportunità, se è vero che senza quella morìa di giocatori difficilmente avremmo visto Nador perno difensivo e D’Orazio interno di centrocampo. In poche partite, tre soltanto, sono diventati perni quasi insostituibili. E adesso la Spal deve solo dedicarsi a seguire la traccia attuale, recuperando via via qualche giocatore lungo il cammino per garantirsi maggiori rotazioni, nella speranza di poter ambire al ruolo di mina vagante del campionato. Vietato illudersi che tanto basti per non intervenire con profondità sul mercato di gennaio. I 12-13 irriducibili che hanno vinto le tre partite di fila non potranno giocare 90’ a questi ritmi sino alla fine, e se si eccettua qualcuna delle pedine oggi ai box, il divario con i rincalzi è davvero rilevante.
Al momento converrà battere il ferro finché e caldo sui protagonisti di oggi, che stanno più o meno apparendo la soluzione migliore ai problemi della Spal. Nador e D’Orazio si sono calati nella nuova parte in modo egregio. Galeotti sta ben rilevando l’incerto Melgrati delle sue ultime partite. Mignanelli e Rao sono certezze, Antenucci un gran capitano, e gli altri, Calapai e Bassoli in testa, tutti soldati al pezzo.
Ma a centrocampo va elevata la qualità e in attacco scarseggiano ricambi all’altezza. Quando saranno recuperati e in forma (già: quando?), i vari Arena, Awua, Karlsson, El Kaddouri, Bidaoui e Bachini potranno dare una mano, ma la lista non è lunga e presenta ampie incognite fisiche negli ultimi tre. Mignanelli è senza un ricambio dal principio.
Oggi la Spal è a quota 17, ma in realtà ha conquistato 20 punti perdendone 3 per la nota penalizzazione. Mancano tre giornate al giro di boa, e le tre vittorie di fila permettono di sperare di andare oltre i 21 punti in B di Clotet e i 20 di Venturato-De Rossi, o i 19 di Di Carlo-Colucci lo scorso anno.
Saranno ora Pontedera, Vis Pesaro e Gubbio a testimoniare se si tratti di vera gloria, e quale possa essere veramente il ruolo della Spal nel girone di ritorno.
Mauro Malaguti
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