MARCO SANTANGELO
Politica

Lite sulle case popolari: cosa sta succedendo a Ferrara

I nuovi parametri per l’assegnazione, il botta e risposta tra il sindaco Fabbri e l’arcivescovo Perego: perché si litiga

Ferrara, 19 gennaio 2024 – Una delibera sulle case popolari della giunta regionale dell'Emilia-Romagna, datata 18 dicembre, ha scatenato un po’ di polemiche, soprattutto tra le file del centrodestra, e un acceso botta e risposta tra il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, e il vescovo Gian Carlo Perego.

Alan Fabbri e Gian Carlo Perego, sindaco e arcivescovo di Ferrara
Alan Fabbri e Gian Carlo Perego, sindaco e arcivescovo di Ferrara

La Regione Emilia-Romagna ha deciso di rivedere i parametri per le assegnazioni delle case popolari e in particolare quello legato alla residenzialità storica, che garantisce un punteggio alto a chi vive da più tempo sul territorio.

Due i punti cardine della revisione regionale: il requisito della residenza o dell’attività lavorativa da almeno tre anni in Emilia-Romagna, che resta come requisito di accesso, ma che non potrà essere valutato due volte come fonte di punteggio aggiuntivo in graduatoria. E l’obbligo per i Comuni di attuare una ripartizione ponderata dei diversi indicatori utilizzati nelle graduatorie, per evitare che localmente un requisito specifico possa avere un valore preponderante.

Tutto questo ha acceso una forte polemica avanzata, in primis, dal sindaco di Ferrara, Alan Fabbri (Lega): il quale ha attaccato la decisione della Regione, affermando che in questo modo non solo ai sindaci verrà tolto potere decisionale, ma verranno penalizzati i cittadini italiani a favore degli stranieri.

Ma facciamo un passo indietro: nel 2021 una sentenza del Tribunale di Ferrara ha definito discriminatorio il regolamento del Comune, in merito ai criteri per l’assegnazione delle case popolari.

Gli alloggi popolari del Comune di Ferrara sono stati assegnati soltanto a cittadini italiani dopo che il sindaco Alan Fabbri, a marzo 2020, aveva modificato il regolamento sull’assegnazione degli immobili. Nella graduatoria compilata sulla base del regolamento do allora, infatti, i primi 157 posti erano occupati da soli cittadini italiani, circostanza che ha spinto due cittadine di origine straniera a presentare ricorso.

La sentenza ha stabilito che il regolamento sull’assegnazione vigente a Ferrara doveva essere modificato in virtù del principio di equità sociale, eliminando il criterio della residenzialità storica.

Tuttavia Fabbri non ha fatto alcun passo indietro, anzi ha affermato che la scelta della Regione finirà per danneggiare anziani e famiglie fragili e che si vedranno superare in graduatoria da chi magari è arrivato da poco in città.

Sul tema è intervenuto anche l’arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, con un’intervista rilasciata al nostro giornale, schierandosi a favore della Regione. Il quale non solo ha fatto notare l’illegittimità dei criteri applicati dal Comune di Ferrara, ma anche affermato che il diritto alla casa è legato alla persona e non al cittadino. Fabbri ha replicato all’arcivescovo, invitandolo a riempire il suo palazzo vuoti di migranti. Non è tardata la controreplica del vescovo: “La mia reggia? Un cantiere post terremoto”, ha detto.