VALERIO FRANZONI
Economia

Tecopress Ferrara licenzia metà fabbrica: fu il volto della rinascita post terremoto

Dichiarati 72 esuberi su 163, l’azienda: “Nel 2024 attesa una forte riduzione del fatturato”. Nei crolli del sisma del 2012 morì un operaio. Poi la ripartenza, ma a luglio i danni della maxi grandinata

Tecopress fu il volto della rinascita dopo il terremoto del 2012: ora annuncia 72 licenziamenti

Tecopress fu il volto della rinascita dopo il terremoto del 2012: ora annuncia 72 licenziamenti

Ferrara, 30 gennaio 2024 – Dal sisma del 2012 alla rinascita. E ancora, dai gravissimi danni subiti a causa della violenta grandinata del 2023 all’annuncio di settantadue esuberi arrivato come una doccia gelata, giovedì scorso.

Sono stati anni difficili e complessi, quelli vissuti dall’impresa metalmeccanica Tecopress, fonderia che produce componentistica che ha sede nella località di Dosso, nel Comune ferrarese di Terre del Reno. A cominciare da quel drammatico 20 maggio 2012, quando lo stabilimento, al pari di altre realtà produttive, subì ingentissimi danni a causa delle scosse di terremoto che sconvolsero l’Emilia. Un evento che costò la vita anche ad uno dei dipendenti, Gerardo Cesaro, che rimase vittima dei crolli.

Un colpo durissimo che mise in ginocchio l’impresa. Ma non ci si arrese. Grazie ai contributi post-sisma, agli investimenti e a tanti sacrifici, l’azienda si risollevò. Il 20 maggio 2022, decimo anniversario del terremoto, il presidente della Regione Stefano Bonaccini si era recato in visita alla Tecopress, dove assieme all’amministratore delegato Federico Dondi, aveva partecipato al taglio del nastro del nuovo plesso dell’azienda, diventata un simbolo della ricostruzione.

Un messaggio di rinascita, quello che era stato lanciato in quell’occasione. Poi, lo scorso anno, un nuovo, durissimo colpo. A luglio, a seguito della grandinata devastante che si è abbattuta anche sul Ferrarese, l’impresa ha subìto nuovi danni: sotto i colpi delle ‘bombe di ghiaccio’ cadute dal cielo sono finiti un capannone, pannelli solari e macchinari. E ancora una volta è stata affrontata l’emergenza, mettendo innanzitutto in sicurezza lo stabilimento per poi proseguire la produzione. Ma, in questi giorni, sono emersi nuovi problemi

Giovedì scorso, nell’ambito di un incontro con le organizzazioni sindacali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, la direzione aziendale ha annunciato l’intenzione di procedere con il licenziamento di settantadue lavoratori, ossia il 45% degli occupati all’interno dello stabilimento che conta 163 dipendenti. Questo, a causa di una forte riduzione del fatturato atteso per l’anno 2024. Una vera e propria ‘doccia gelata’, quella che si è abbattuta sui lavoratori della Tecopress. E soprattutto inattesa.

I sindacati, all’uscita dall’incontro di giovedì scorso, hanno parlato ad una sola voce di un ‘fulmine a ciel sereno’. L’aspettativa era che si parlasse di ammortizzatori sociali, dal momento che il prossimo 2 febbraio scadrà la cassa integrazione ordinaria utilizzata negli ultimi mesi, e non certo di esuberi. La richiesta delle organizzazioni sindacali è stata quella di mettere in campo i contratti di solidarietà per 24 mesi: una proposta che la direzione aziendale si è detta indisponibile ad accogliere. L’unica porta lasciata aperta è quella di un anno di cassa integrazione straordinaria. Una soluzione che i sindacati hanno subito ritenuto insufficiente per affrontare gli impatti sociali che la crisi provocherà e, dopo l’assemblea con i lavoratori che si è tenuta venerdì scorso, è stato aperto lo stato di agitazione.

Ieri mattina si è tenuta la prima giornata di sciopero con presidio dinanzi ai cancelli dello stabilimento, e l’iniziativa proseguirà anche nella giornata di oggi. Su quanto emerso negli ultimi giorni è stata interessata la Regione, cui è stata chiesta la convocazione di un tavolo urgente per affrontare la situazione; coinvolti anche il Comune di Terre del Reno e la Provincia di Ferrara. La richiesta dei sindacati è che vengano impiegati tutti gli ammortizzatori sociali disponibili, anche in ossequio al Patto per il Lavoro sottoscritto in Emilia-Romagna.