MATTEO RADOGNA
Economia

Risparmi al minimo storico: solo il 36% mette da parte soldi. Ecco perché

Secondo Istat soltanto 4 ferraresi su 10 ri escono ad accantonare denaro nei propri conti correnti. “La maggior parte non riesce a mettere via molto: appena l’8% delle proprie entrate mensili”

Risparmi al minimo storico secondo i dati Istat

Risparmi al minimo storico secondo i dati Istat

Ferrara, 8 aprile 2024 – ”I risparmi, meglio sotto il materasso", era il saggio consiglio dei nonni. Perché per l’italiano medio avere un gruzzoletto da parte significava dormire sonni tranquilli. Peccato che tra crisi e inflazione il risparmio stia diventando sempre più un miraggio.

Anche a Ferrara i dati Istat sono impietosi e seguono il trend nazionale perché quasi la metà degli abitanti della nostra provincia non riesce a mettere da parte nulla del proprio stipendio. A livello nazionale la spesa per consumi finali è cresciuta del 6,5% e la propensione al risparmio delle famiglie è calata al 6,3%, dal 7,8% del 2022, toccando il valore più basso dal 1995, inizio del periodo di riferimento dei conti. In terre estense le cose non vanno meglio: il calo della propensione al risparmio è addirittura sotto il 6%.

Il salvadanaio delle famiglie si sta svuotando. In altre parole, non riescono più a risparmiare come una volta. È l’effetto della perdita di potere d’acquisto. Nel 2023, inoltre, gli italiani hanno dovuto fare i conti con l’aumento delle imposte correnti di 24,6 miliardi di euro (+10,7% rispetto al 2022) per la crescita dell’Irpef (+10,2%) e delle ritenute sui redditi da capitale e sul risparmio gestito (+23%). "l saldo degli interventi redistributivi nel 2023 – scrive l’Istat – ha sottratto alle famiglie 118,8 miliardi di euro", 16,5 in più rispetto al 2022.

Per le imprese, le imposte sulla produzione segnano un aumento di 2,2 miliardi di euro (+7,5%). Nella provincia di Ferrara una piccola minoranza riesce a risparmiare (solo il 36%, circa 4 su 10) e non si parla comunque di cifre importanti: riescono a mettere via appena l’8% delle proprie entrate mensili. Anche se, in un terzo dei casi (32%), il denaro accantonato viene usato per far fronte alle spese straordinarie. Il contesto generale, inoltre, spinge le famiglie a essere più caute nei loro acquisti: "In questa fase l’inflazione e il calo del potere d’acquisto restano le preoccupazioni principali degli italiani, nonostante la crescita esponenziale dei timori di un’escalation delle guerre.

Circostanze complesse che si ripercuotono sulla sfera emotiva comportando una fisiologica contrazione della propensione all’acquisto", spiegano da Findomestic, che ha realizzato un’analisi sulla capacità di risparmiare. Anche i ferraresi sono più cauti a effettuare spese arriva da una commerciante storica come Silvia Beltrami: "Mi capita che clienti con un tenore di vita buono e che in passato non hanno mai avuto problemi di liquidità, mi chiedano di mettere da parte degli oggetti. Il motivo? Tornano ad acquistarli quando arriva lo stipendio.

Persone che non hanno mai fatto fatica a spendere, ora pare abbiano meno potere d’acquisto". Per le vie della città, poi, basta avvicinarsi alle persone e domandare: "Riesci a risparmiare vivendo nella provincia Ferrara?". La risposta è sempre la stessa: "Rispetto a dieci anni fa mettere via denaro è un’impresa", sottolinea l’intervistato di turno. Come Rossella Polastri: "Risparmiare è diventato difficilissimo, le spese per vivere sono andate alle stelle". Gianluca Ber tuca ha trovato un lavoro: "Dopo anni di disoccupazione, ho trovato lavoro e ora guadagno circa 1.600 euro al mese, ma, pur vivendo solo, metto via pochissimo". Luca Fusaro dà la colpa all’euro: "Ci ha messo in crisi. Dieci anni fa riuscivi ancora a risparmiare qualcosa, adesso è molto difficile. L’aumento degli stipendi poi è fermo al palo da anni". Gli fa eco Mauro Rossi: "Da quando siamo entrati in Europa il nostro potere d’acquisto si è ridotto in modo drastico. Sono i dati a dirlo, non io".