Ferrara, 8 ottobre 2024 – Si scrive delocalizzazione, si legge chiusura. A Masi Torello dalla sera alla mattina la Regal Rexnord (Tollok), una multinazionale made in Usa, ha inviato una Pec, una lettera per posta certificata, a tutti i 77 dipendenti su cui si leggeva nero su bianco la temuta parola: licenziamento. Nelle stesse ore, i sindacati confederali impegnati nelle trattative con Berco annunciavano per oggi assemblee con i lavoratori e una conferenza stampa per comunicare l’esito delle trattative con l’azienda. All’orizzonte si delinea il rischio per centinaia di posti di lavoro.
La storia dell’azienda
La società di Masi Torello produce componenti per le pale eoliche. Un’azienda ad alta tecnologia quindi, in cui da qualche anno – come spiegano i sindacalisti –, soprattutto dopo l’epidemia di Covid le cose non andavano molto bene. Nessuno si sarebbe però aspettato che si arrivasse a un epilogo così repentino e doloroso. Nel 2014 la Tollok fu acquisita dall’americana Rexnord FlatTop, società con sede a Milwaukee (Wisconsin) e siti produttivi in Usa, Cina, Olanda (dove è la base europea) e Italia, nei quali lavorano 7.400 dipendenti. Fu accentuata così la forte impronta internazionale. Rexnord è leader mondiale nel campo delle catene e dei componenti per nastri trasportatori per l’industria alimentare, del confezionamento e dell’automazione industriale. La Tollok – di cui era presidente e amministratore delegato Umberto Giatti, in passato anche componente del cda di Carife – progetta e produce calettatori di altissima qualità per bloccaggio di alberi di trasmissione, componenti di alta ingegneria che vengono impiegati nel settore industriale di stretta competenza della Rexnord.
I licenziamenti
Nel 2014 si disse che la vasta rete commerciale di Rexnord e la sua potenza industriale combinate con i prodotti Tollok sono i fattori che consentiranno all’azienda di Masi Torello di progredire economicamente e con tutta probabilità anche in termini di occupazione. Nei primi tempi fu così, tanto che si passò da 52 dipendenti a circa 150, per poi scendere agli attuali 77. La ragione della chiusura, stando a quanto trapelato, è portare all’estero la produzione, specificatamente in India, dove il costo del lavoro è molto inferiore, dove sono presenti alte professionalità a un prezzo orario limitato. Il personale è stato dunque licenziato nel modo più impersonale possibile, con una mail appunto, ma non è detta l’ultima parola. Domani, nella sede di Confindustria, ci sarà un incontro tra i sindacati e rappresentanti della multinazionale americana, si spera con esiti positivi.