MARIO BOVENZI
Economia

Il Leon d’Oro di Ferrara passa di mano, i signori del caffè lasciano: “Ma il simbolo vivrà ancora”

In pensione la famiglia che ha creato lo storico locale che si affaccia davanti alla cattedrale. “Dopo 53 anni di lavoro ce lo meritiamo, arriverà un imprenditore che ne terrà alto il nome”

Ultimo panettone firmato dalla famiglia Paganelli e Mauro e Marco Paganelli, figli del fondatore del Leon d’oro, al bancone

Ultimo panettone firmato dalla famiglia Paganelli

Ferrara, 5 dicembre 2024 – “Queste pareti, i tavolini, il profumo del caffè, qui c’è tutta la nostra vita. Credo sia giusto, dopo 53 anni di lavoro, anni trascorsi tra bancone e il luccichio delle vetrine, lasciare le redini ad un altro imprenditore che sappia tenere alto il nome di questo locale, un simbolo della storia di Ferrara”, Mauro Paganelli si commuove un po’ quando annuncia che Il Leon d’Oro, un pezzo del suo cuore, verrà venduto, passerà di mano.

“Ormai stiamo definendo gli ultimi tasselli dell’operazione, poi andiamo in pensione. Meritiamo anche noi dopo anni di sacrifici di avere una vita fuori da qui. Portare avanti un bar vuol dire passione e impegno, dalla mattina alla sera”.

L’aroma dello zucchero, quell’aria così particolare che si respira sulle poltroncine, la nostalgia che ha un nome. Quello del padre. Valter Paganelli, mastro pasticcere che 50 anni fa – correva l’anno 1972 – aprì quella che era poco più di una pasticceria con bar.

Un angolo dove si impastava lievito, zucchero e farina, attorno una città che cambiava. Valter Paganelli, la moglie Elsa e i figli Mauro e Marco sono andati avanti con tenacia per non far tramontare un sogno.

Il Leon d’Oro ha attraversato la crisi che arrivò a passo lento dagli Stati Uniti; il Covid, tutti barricati in casa in compagnia delle nostre paure. Elsa era sempre lì, alla cassa, con il sorriso, tra le mani lo scontrino e gli spiccioli. Il resto accompagnato da un buongiorno.

“Mia madre, un’istituzione”. Sarà l’ultimo panettone firmato dalla famiglia Paganelli che – l’annuncio è dei giorni scorsi – verrà premiata dal Comune con un riconoscimento, diventerà quel luogo così caro una ‘Bottega storica’. Chi verrà dopo? “Ci hanno chiamato anche da Londra, grandi catene, si sono fatti avanti i cinesi”, elenca Mauro.

Che poi precisa: “Ma la nostra filosofia è quella di affidare questo posto dove siamo nati e cresciuti a chi sappia davvero tenerne alto il nome, che capisca che qui è stata scritta una pagina di storia, che da quella porta sono entrate generazioni di ferraresi e altre generazioni continueranno ad entrare. Stiano tranquilli amici e clienti, ci saranno certo dei cambiamenti, ma il Leon d’oro sarà sempre il Leon d’oro”.

Una vita, ha 90 anni Elsa. E sembra ieri quando Mauro e Marco, al suono della campanella, via dai banchi del liceo per andare al bar, a lavorare. Gli anni di piombo, le dita di una mano come canne di una pistola, Ferrara al riparo di una nebbia soporosa, il dolore per il papà che li ha lasciati pochi anni fa. Nel palazzo ducale un esercito serve ai tavoli. “Quando siamo partiti eravamo solo noi, con qualche dipendente storico”, precisa. Come Gabriele Forlani, 65 anni, che varcò la porta del Leon d’Oro ragazzino per chiedere un lavoro e trovò il futuro. Adesso sono 30 i dipendenti, 4 pasticceri, cinque cuochi. Una fabbrica del caffè e del pasticcio. E loro, signori di un regno che passa di mano.