CRISTIANO BENDIN
Economia

Salvataggio Carife, cornuti e mazziati

Il commento

Ferrara, 10 marzo 2016 - Il Ministero dell’Economia e delle Finanze non è stato molto chiaro («sì, no, era solo un orientamento di massima») ma se fosse confermata l’ipotesi contenuta nel memorandum di Banca d’Italia - il quale evidenzierebbe come il ministero guidato da Padoan fosse stato avvertito sin da ottobre 2014 da Bruxelles che l’intervento del fondo interbancario sarebbe stato bocciato in quanto considerato «aiuto di Stato» - sarebbe certificata solo una cosa: che l’assemblea che, nel luglio scorso, aveva dato l’ok al salvataggio di Carife mediante l’intervento del Fondo, sarebbe stata letteralmente presa in giro.

Traduzione: si sapeva ma non fu detto nulla. Quindi cornuti e mazziati non solo i risparmiatori ferraresi - chiamati a dire «sì» ad una cosa che si sapeva già sarebbe stata bocciata dall’Ue - ma anche la Fondazione Carife, convinta in buona fede della bontà dell’operazione, i suoi dirigenti e la città tutta.

Una situazione surreale, per non usare altri aggettivi, che fa riemergere con forza la domanda delle domande: ma dov’era la politica con la ‘p’ maiuscola? Perché chi sapeva non ha avvisato questa città? Perché qualcuno al ministero non ha avuto il buon gusto di avvisare il presidente della Fondazione Carife, Riccardo Maiarelli, durante le sue frequenti incursioni romane per salvare la ‘baracca’, che quella operazione - nell’aria da tempo - era sostanzialmente inutile?

Della serie: «Scusate, ragazzi, ma state votando una cosa che non serve. Quindi evitate di perdere tempo». Già, il tempo, fattore decisivo e trascorso inutilmente. Cos’è successo dal 30 luglio al 22 novembre? E’ semplice, si è perso tempo.

Nella sua memoria sul caso Jesi, il Tar del Lazio non lascia margini di dubbio: «Con lettere al Mef del 10 ottobre 2014, 18 dicembre 2014 e agosto 2015 la Commissione europea aveva espresso dubbi sulla compatibilità dell’intervento del Fidt con la disciplina in materia di aiuti di Stato e aveva chiesto di desistere dal porre in essere la misura».

Insomma, sembra sempre meno credibile la tesi secondo cui «tutto è stato fatto alla regola» e che le colpe sono solo degli ex amministratori, al netto degli errori commessi anche da loro nel passato...