Domani alle 21, al Teatro Nuovo, arriva la poetica in musica di Michele Zarrillo con il tour ‘Cinque giorni da 30 anni’, un viaggio nella sua carriera. Un cantautore sensibile, poeta della vita tra parole e note, capace di emozionare con i suoi brani sempre attuali.
Che spettacolo sarà?
"Intenso, con tanti titoli, momenti acustici, rock, latini, virtuosismi. Nella mia musica, che ormai compie 50 anni, cerco di racchiudere la mia parte più popolare e quella più intima".
Il tour celebra i 30 anni di ‘Cinque Giorni’, una canzone sempre attuale.
"È ciò che accade a tutti gli evergreen, ciclicamente riappaiono e vengono riscoperti dai giovani. Accade anche ad altre mie canzoni. Con ‘Cinque giorni’ ho avuto la coincidenza di andare a Sanremo con Will nella serata dei duetti, con 14 milioni di telespettatori e un’esibizione che mi ha fatto ricevere tanti complimenti. Da lì è partita una una gara di canto fra ragazzi su TikTok che mi ha portato primo in classifica sul social. Il mese successivo è arrivato il nuovo disco d’oro dopo 30 anni. È avvenuto tutto naturalmente".
Che storia si cela dietro la sua produzione?
"Da una coincidenza che ha accomunato me e il mio coautore: eravamo stati lasciati nello stesso periodo. In un giorno triste per entrambi, con lui che raccontava al telefono la sua storia finita, io mi misi a suonare quella melodia che avevo in testa da tempo e che tra l’altro mi chiedevano tutti. Fu lui, poi, a chiedermi di registrare insieme".
La sua carriera vanta 40 anni di successi.
"Non ho mai avuto picchi come certi nomi blasonati che riempiono gli stadi. Tuttavia non nascondo che essere costante mi ha permesso di vivere anche una vita privata tranquilla. Fare questo lavoro da 40 anni, con la gente che mi vuole bene e riesce ad apprezzare anche progetti di nicchia, è una soddisfazione doppia. Il mio lavoro mi premette di essere sempre parte dell’immaginario collettivo".
Che posizione ha la musica d’autore nel mondo discografico di oggi?
"Al contrario di ciò che avveniva in passato, oggi ci sono tanti tormentoni e sono pochi i cantautori che riescono a trovare un posto e ad accapparrarsi un pubblico più attento e lontano dalla musica superficiale".
E che cosa guida il suo lavoro?
"Non ne sono certo. La vita a ognuno dona qualcosa e io, per fortuna, ho avuto la possibilità di scrivere sin da bambino. Tento sempre di seguire il mio gusto e di ricercare ciò che per me è bello, poiché sono fermamente convinto che, come dice il detto, la bellezza salverà il mondo".
Cosa prova quando sale sul palco?
"È sempre come fosse la prima volta, l’emozione è la stessa da quando avevo 10 anni. Con questa tournée teatrale, dopo anni che non ne facevo, non nascondo che salire sul palco, avere la gente vicina, alzare gli occhi e vedere la galleria piena, è una soddisfazione immensa, così come ritagliare un paio di ore per lasciare fuori il mondo e le sue cattive notizie".