di Stefano Lolli
Morti dopo il vaccino, la soluzione del ’giallo’ porta (anche) a Ferrara. Paolo Zamboni, direttore del centro di chirurgia vascolare di Unife, è infatti uno dei motori del pool di esperti che hanno individuato una nuova e rarissima patologia, ribattezzata Vitt, innescata – "con provata certezza", sostiene Zamboni – proprio a seguito delle somministrazioni anti Covid. Un fattore che però, per lo scienziato ferrarese, non può e non deve assolutamente inceppare la campagna vaccinale in corso; perché accanto alla scoperta dei meccanismi di insorgenza di questo effetto collaterale, il team scientifico di cui fa parte Zamboni ha individuato con altrettanta sicurezza anche la procedura diagnostica e, soprattutto, una terapia in grado, se avviata subito dopo l’insorgenza dei sintomi, di garantire la regressione ed evitare le trombosi encefaliche, di cui tanto si è parlato nei mesi scorsi, e che hanno alimentato una paura diffusa, e in qualche caso la psicosi, specie nei confronti di AstraZeneca.
Ma andiamo con ordine, e raccontiamo – come in ogni giallo che si rispetti – la genesi della ricerca. Promossa non da speculazioni scientifiche ma dall’azione della magistratura. A seguito di alcuni segnalati saliti anche all’onore delle cronache, ma soprattutto di esposti delle famiglie, alcune Procure del Sud hanno promosso la creazione di un pool multidisciplinare: medici legali, ematologi, neurobiologi sino agli esperti di trombosi cerebrali qual è appunto Zamboni. I cui studi, oltre ad affermarlo come un’autorità nella ricerca sulla sclerosi multipla, qualche anno fa lo hanno portato anche a collaborare con le missioni dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti. Veniamo però all’oggi, rappresentato da una scoperta che nelle prossime settimane sarà pubblicata dalla rivista ’Haematolica’, la più importante al mondo sotto il profilo della discussione clinica e sperimentale. Quanto osservato dal team di cui Zamboni fa parte è che il vaccino (non solo AstraZeneca, ma anche Pfizer e Moderna) può indurre una formazione incontrollata di anticorpi che incidono su una particolare piastrina, la Pf-4, alterando la coagulazione del sangue fino a creare trombosi anche irreversibili. Se questo fenomeno era stato già osservato dalla recente letteratura medica, l’approccio nuovo di Zamboni & C. è rappresentato dalla possibilità di individuazione di sintomi precisi, degli esami da fare in caso di insorgenza dei disturbi,e più di tutto da una possibilità di cura rapida e certa.
"Non c’è dubbio che il Vitt sia innescato dalla vaccinazione", la secca analisi al termine di centinaia di esperimenti di laboratorio ma anche di autopsie ed esami al microscopio. Ma non c’è dubbio neppure che si tratti di un evento rarissimo (si stima un caso ogni 300-400mila persone), e ora che possa essere curato. All’insorgenza di una cefalea intensa (non dunque quella classica), accompagnata da dolore al collo e alla schiena, da dolori addominali fra l’ombelico e il costato di destra, a dolore o gonfiore a braccia e alle gambe, è sufficiente misurare l’emocromo con conta piastrinica, il fibrinogeno e il D-Dimero. "Se i primi due risultano bassi e il terzo elevato – dice Zamboni – si ha la prova che il delitto imperfetto sta cercando di compiersi". E quel punto una terapia mirata con gammaglobuline, prednisolone e fondaparinux consente, nel volgere di un paio di giorni appena, di rimediare ai potenziali terribili guasti.
Oltre a chiarire le morti sospette, la scoperta del Vitt ha però, secondo Zamboni, un’altra utilità: "Capire il meccanismo innescato dai vaccini avrà un ruolo importante nel loro miglioramento, già peraltro in atto. E al tempo stesso, avere individuato la chiave di questo mistero, permetterà alle persone di avvicinarsi con più sicurezza anche alla campagna in corso". Di cui il ferrarese ribadisce l’importanza: "Basta vedere ora i reparti Covid di Cona che si svuotano per capire quanto sia fondamentale".
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