Ferrara, 11 settembre 2018 - West Nile, tubercosi, rischio di altri contagi. Parla l’esperto, primario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria a Cona.
Marco Libanore, quanto durerà questo incubo?
«In teoria fino quando la stagione prenderà una svolta».
Ma solo in teoria.
«Ad ora ci sono i presupposti per una nuova proliferazione: giornate di pioggia alternate a picchi di oltre 30 gradi di temperatura».
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Non è quindi possibile vedere la fine?
«Tenete conto che anni fa nel Sud Italia fui registrato un caso di contagio da West Nile il 31 di ottobre. E tenete conto che quest’anno la prima infezione è stata registrata a Rovigo il 16 giugno. La prima zanzara infetta era stata intercettata il 9 dello stesso mese».
Quasi metà anno con l’incubo West Nile. Impossibile intervenire in un paziente prima che il virus ne intacchi il sistema nervoso?
«È difficile. Perché il virus ha un tempo di incubazione che va dai due ai 21 giorni. I sintomi sono quasi sempre irriconoscibili».
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Lo stato dei lavori per terapie e vaccini?
«Diciamo che al momento si sta lavorando prevalentemente sulla lotta ai vettori».
E sui vaccini?
«Finché l’impatto epidemiologico resterà relativamente basso è difficile pensare a vaccini specifici».
Ma il suo impatto è drammatico.
«Sì, se pensiamo che su 15 contagi, nel Ferrarese, abbiamo avuto sette morti. Quasi uno su due»,
La nostra popolazione, se è vero che stiamo vivendo in un clima che cambia, dovrà difendersi da altri virus?
«A Modena hanno registrato un caso di Usutu, sempre veicolato dalle zanzare e dagli effetti simili al West Nile. È il classico virus opportunista: aggredisce gli organismo con un sistema immunitario compromesso».
Altre patologie che si credevano debellate?
«Abbiamo ricoverato in isolamento, costantemente, due o tre pazienti affetti da tubercolosi. Si tratta di soggetti che avevano già sviluppato l’infezione e che, quando per varie ragioni divengono immunodepresse, la malattia diventa conclamata».
Altre malattie con le quali dobbiamo fare i conti?
«Prevalentemente con infezioni da viaggio: Nella maggior parte dei casi si tratta di parassitosi, prese in luoghi con condizioni igieniche molto basse».