CRISTIANO BENDIN
Cronaca

Voto, Zappaterra senza sconti: "Sconfitti peggio che nel 2019, ora serve una riflessione seria. Non siamo in sintonia con la città"

La capogruppo del Pd in Regione: "Abbiamo fatto gli stessi errori di cinque anni fa tra strappi, forzature e scarsa condivisione. Anselmo? Da civico ha fatto del suo meglio ma è stato buttato allo sbaraglio" .

Voto, Zappaterra senza sconti: "Sconfitti peggio che nel 2019, ora serve una riflessione seria. Non siamo in sintonia con la città"

Voto, Zappaterra senza sconti: "Sconfitti peggio che nel 2019, ora serve una riflessione seria. Non siamo in sintonia con la città"

"Sapevamo che sarebbe stato difficile vincere e avevamo di fronte una scelta: o costruire un progetto a lungo termine, anche in chiave 2029, o fare uno strappo e tentare, in assoluta discontinuità, di erodere più voti possibili. Abbiamo scelto la seconda strada e abbiamo perso peggio che nel 2019". Marcella Zappaterra, capogruppo del Pd in Regione, non fa sconti alla sua parte. Cresciuta a pane e politica (è stata vice sindaco di Portomaggiore, la prima segretaria provinciale del Pd e la prima presidente donna della Provincia), è una che le preferenze le sa raccogliere sul territorio (alle regionali del 2020 ne racimolò da sola ben 5.400, battendo tutti gli altri candidati); iper presenzialista, è apprezzata sia a sinistra che a destra, dove è ascoltata e invitata a molti eventi.

Sia a Ferrara che in provincia, i risultati certificano una sconfitta della sinistra. Come legge il risultato elettorale?

"Quando si perde ci sono tre cose da non dire: che gli elettori non hanno capito, che rifaremmo tutto allo stesso modo e che abbiamo fatto del nostro meglio ma non c’erano alternative. Per questo è necessario aprire una riflessione seria, sincera e disinteressata al nostro interno".

Una riflessione che deve partire dalla classe dirigente...

"Certo. La quale non deve limitarsi a fare da comitato elettorale, con tutto quello che ne potrà derivare anche per le prossime competizioni elettorali. Se facciamo finta di niente e andiamo avanti come se fosse tutto a posto o, peggio, ci chiudiamo nel fortino facendo finta che la riflessione non sia di fatto già aperta in piazza, sui social e sui giornali, rischiamo di non essere più credibili".

Molti elettori hanno votato il Pd alle europee e Fabbri alle comunali: come se lo spiega?

"Ormai da tempo, alle comunali gli elettori guardano alle persone e noi non eravamo in sintonia con questa città. Che ci piaccia o no, non siamo ancora in sintonia e prima lo ammettiamo prima cambiamo registro e diventiamo interlocutori autorevoli e credibili. Questo non significa diventare di destra ma mettere più qualità nelle risposte da dare a una città che è cambiata e sta cambiando".

Avete sbagliato la scelta del candidato sindaco e, più in generale, dei candidati?

"Non è responsabilità del candidato (Fabio Anselmo, ndr) che avrebbe magari potuto prendere qualche punto in più con una comunicazione meno oppositiva, ma di chi l’ha buttato allo sbaraglio pensando che avere un buon frontman sarebbe stato sufficiente a garantire un discreto risultato. Lui sì ha fatto del suo meglio da civico".

E di chi è la colpa di averlo ’buttato allo sbaraglio’?

"Le responsabilità sono del gruppo dirigente del Pd, di alcune forzature dei 5 Stelle e della complessa gestione del tavolo dell’alternativa. In sintesi, abbiamo fatto gli stessi errori del 2019 tra strappi, forzature e scarsa condivisione".

È stato un errore abbandonare l’ipotesi Calafà?

"L’errore è stato di arrivare a decidere il candidato pochi mesi prima, l’alternativa va costruita nei cinque anni nei quali si fa opposizione e non spetta solo ai consiglieri comunali ma a tutti, gruppo dirigente in primis".

Insomma, c’è un evidente problema di classe dirigente.

"Sì. Dobbiamo evitare il cerchio magico cercando di allargare il confronto a tutti. Tutti ci dobbiamo mettere in discussione, a seconda del livello di responsabilità, per ripartire".

C’è un altro problema, a mio modo di vedere: la mancanza di un’idea di città, di un disegno alternativo alla destra.

"E’ vero, è mancata un’idea alternativa ma penso che la strategia si costruisca stando in sintonia con la città".

Cosa, di questa città che è cambiata, non ha capito il Pd?

"Non abbiamo più l’orecchio al marciapiedi, come si suol dire. I gruppi dirigenti devono fare un pezzo in più rispetto alla discussione del bar ma essa è fondamentale per capire cosa pensano le persone e quali sono le cose di cui hanno bisogno per cambiare in meglio la loro vita".

Non ritiene sia stato un errore anche considerare l’amministrazione Fabbri una sorta di incidente di percorso, e non un segno del cambiamento della città, con la conseguenza di trattare il sindaco come un improvvisato a capo di una banda bassotti?

"Resto convinta che a noi gli elettori ferraresi avrebbero perdonato meno di quanto non stiano perdonando all’amministrazione Fabbri però, per essere l’alternativa bisogna avere delle idee ed essere costruttivi, credibili e autorevoli. Non solo demolire le scelte degli altri".

Anche in provincia non è andata benissimo...

"No, per questo serve un ragionamento a 360 gradi. Anche in provincia per gli elettori non siamo gli interlocutori più credibili a dare risposte e anche la Regione, su questo, deve fare di più. La provincia sta piegando da tempo sul centrodestra ed è un segnale che va raccolto: sul governo dei problemi dobbiamo interrogarci e quanto fatto va migliorato. La regia dev’essere regionale".

Come sarà l’opposizione del Pd? La guiderà Anselmo?

"I gruppi sono coordinati ma distinti e il Pd dovrà essere corretto e collaborativo sui ruoli di garanzia e battagliero sulle scelte dell’amministrazione. Occorre legittimarsi a vicenda, senza litigare inutilmente avendo come obiettivo il bene della città".