FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Volo fatale di Leonardo Riberti al Maggiore, il papà: "Temono la verità, adesso solo silenzio"

Il gup di Bologna ha prosciolto l’ultimo medico rimasto sotto accusa. Nessuna responsabilità per la morte di Riberti, precipitato dal tetto. Il genitore: "Andando a dibattimento sarebbe emersa la realtà dei fatti"

Leonardo Riberti è morto a 21 anni all’ospedale Maggiore

Leonardo Riberti è morto a 21 anni all’ospedale Maggiore

Ferrara, 28 giugno 2024 – “Loro non volevano andare a dibattimento. Il dibattimento avrebbe portato alla verità, e la verità fa paura". Davide Riberti non ha più parole. Non vorrebbe dire più nulla, solo chiudersi nel silenzio e nella riflessione. L’ultima flebile fiammella di speranza per arrivare alla verità sulla morte del figlio Leonardo, precipitato il 21 giugno 2022 dal tetto dell’ospedale Maggiore di Bologna mentre si trovava in stato confusionale, si è spenta. Da quel momento, papà Davide – con l’aiuto dell’avvocato Fabio Anselmo – si è battuto per sapere cosa fosse veramente successo a quel giovane che stava sì attraversando un momento di difficoltà, ma che aveva una vita intera davanti a sé. Questa possibilità gli è stata preclusa dalla sentenza dell’altro ieri. Il gup del tribunale di Bologna Alberto Ziroldi ha letto una sentenza di non luogo a procedere nei confronti del medico di guardia del reparto di Otorinolaringoiatria del Maggiore, in servizio la sera della tragedia. Il tutto nonostante l’imputazione coatta nei confronti del professionista ordinata dal gip Maria Cristina Sarli e la conseguente richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero Luca Venturi, atti che avevano fatto sperare in una svolta nella vicenda giudiziaria. Svolta che però non c’è stata.

La sentenza è stata una doccia fredda che ha portato Riberti a commentare laconicamente la differenza tra i due pronunciamenti: "Due giudici dello stesso ufficio – ha detto – senza nuovi elementi hanno dato due pronunce completamente differenti". Ma Davide non vuole andare oltre. Non è tempo per le parole né per i lunghi ragionamenti. "Adesso – conclude – è il momento del silenzio e di valutare il da farsi".

L’ultima decisione del gup di Bologna è arrivata al termine dell’udienza preliminare che si è tenuta mercoledì mattina. In un primo momento, il pm aveva chiesto di archiviare la posizione del medico, ma la famiglia del ragazzo si era opposta all’istanza. Opposizione accolta dal giudice Maria Cristina Sarli secondo cui a carico del medico, difeso dall’avvocato Fausto Sergio Pacifico, sarebbero emersi elementi tali da procedere nei suoi confronti. In particolare, secondo il gip, il fatto che il dottore "fosse consapevole della necessità di coinvolgere uno psichiatra" emerge dal fatto che "egli stesso tentò di contattare lo psichiatra di turno, anche se dopo il primo tentativo non andato a buon fine non aveva proseguito nella ricerca", pur indicando agli infermieri le cautele da adottare. A parere del gip, quindi, si doveva "ravvisare un profilo di colpa professionale nel mancato coinvolgimento di uno specialista in psichiatria", e la morte del giovane sarebbe stata "conseguenza della condotta colposa del medico che, sottovalutando le condizioni del ragazzo, non gli aveva assicurato le necessarie cure" psichiatriche. La famiglia del giovane si era opposta anche alla richiesta di archiviazione nei confronti di un’infermiera del Maggiore, ma per quella posizione il giudice Sarli non aveva accolto l’istanza.