MARIO TOSATTI
Cronaca

Vittima denunciata per estorsione pochi giorni prima della rissa

Avrebbe minaciato i titolari del Big Town, padre e figlio chiedendo soldi e dando l’ultimatum per chiudere il locale .

Per capire a pieno le ragioni all’origine della lite che è costata la vita a Davide Buzzi, 43 anni, bisogna scavare a ritroso nelle tre settimane che separano la notte del 13 agosto da quella di venerdì. È infatti in quanto accaduto in quei giorni la chiave per risolvere il rebus dell’orrore del Big Town, il locale di via Bologna nel quale poco dopo le 23 di venerdì Buzzi ha trovato la morte, pare nel tentativo di cercare – a suo modo – giustizia per il decesso del figliastro 19enne, Edoardo Bovini. Il giovane, lo ricordiamo, fu stroncato da un malore proprio all’esterno di quel locale. Giorni di tensione, scanditi da diversi episodi ora sotto la lente degli inquirenti che stanno cercando di mettere in fila tutti gli elementi che avrebbero come filo conduttore la rabbia del patrigno per la drammatica sorte del 19enne, tragedia che in qualche modo l’uomo avrebbe in parte imputato ai gestori del bar alle porte del centro.

Uno degli aspetti sui quali si sta focalizzando il lavoro degli inquirenti è una denuncia depositata lunedì scorso dai gestori del Big Town (Mauro, il titolare, e Giuseppe Di Gaetano, il padre, entrambi in carcere). Nell’atto avrebbero segnalato un presunto tentativo di estorsione da parte del 43enne. In particolare, stando a quanto emerso, Buzzi avrebbe dato un ultimatum per la chiusura del locale (a fine settembre) chiedendo inoltre una somma di denaro (qualche migliaio di euro) e paventando pesanti ritorsioni, forse appunto l’incendio del Big Town. Che il raid di venerdì fosse una ‘manifestazione’ diretta di quanto scritto in quella denuncia? Potranno essere solo le indagini a dirlo, che al momento proseguono a 360 gradi e nel massimo riserbo con lo scopo di gettare luce sui dettagli ancora oscuri di quella tragedia.

Oltre al filone di indagine sull’omicidio – quello principale – a oggi ne sono stati aperti almeno altri due che procedono parallelamente, ma che sono saldamente intrecciati alla vicenda.

Il primo è quello per la violenta lite scoppiata davanti al bar Condor del 18 agosto. Quell’episodio vide protagonisti lo stesso Buzzi (in quell’occasione insieme a Piccinini e ad altri familiari) e un ragazzo straniero, anch’esso ritenuto dal 43enne in qualche modo legato alla morte del figliastro. L’altra indagine è quella sul decesso di Bovini, avvenuto la notte del 13 agosto. La procura ha aperto un’inchiesta – coordinata dal sostituto procuratore Stefano Longhi – per morte come conseguenza di altro reato (si ipotizza che possa aver assunto cocaina esacerbando così un problema cardiaco congenito). Il fascicolo è al momento senza indagati.

f.m.