FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Violenza sessuale su minori, don Rugolo (Ferrara) condannato. La sentenza: “Vittima attendibile, omissioni dalla Curia”

Quattro anni per violenza sessuale su minore, le motivazioni del verdetto. “Dal vescovo di Piazza Armerina nessuna seria tutela ai minori della comunità. Così ha facilitato l’attività predatori a di un prelato già oggetto di segnalazioni”

Violenza sessuale su minori: ecco le motivazioni della condanna nei confronti di Don Rugolo. Sulla vicenda ha indagato la polizia di Stato

Violenza sessuale su minori: ecco le motivazioni della condanna nei confronti di Don Rugolo. Sulla vicenda ha indagato la polizia di Stato

Ferrara, 29 luglio 2024 – Vittima credibile e omissioni da parte della Curia di Piazza Armerina. Sono i due concetti chiave intorno a cui ruotano le motivazioni della sentenza che, il 5 marzo, ha disposto la condanna a quattro anni e sei mesi per il sacerdote Giuseppe Rugolo, accusato di violenza sessuale aggravata a danno di minori. Il don, lo ricordiamo, fu arrestato dalla polizia mentre si trovava a Ferrara e messo ai domiciliari in seminario.

Il deposito delle motivazioni era previsto per il 5 giugno. Il documento del tribunale è arrivato però dopo 137 giorni, confermando in buona sostanza l’impianto accusatorio che la procura di Enna ha sostenuto contro Rugolo (difeso dagli avvocati Antonino Lizio e Denis Lovison). "La Curia (della città siciliana, ndr ), nella persona del vescovo – si legge in uno dei passaggi più pregnanti –, ometteva con ogni evidenza qualsivoglia, seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori nonostante la titolarità di puntuali poteri/doveri conferiti nell’ambito della rivestita funzione di tutela dei fedeli, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione". Dalle 222 pagine del documento emerge poi come la vittima abbia "mostrato particolare lucidità, coerenza e logicità, offrendo un’articolata e originale narrazione in termini congrui rispetto ai fattori spazio-temporali in cui i fatti denunciati vanno necessariamente collocati".

Dunque la persona offesa (oggi maggiorenne e che all’epoca aveva sporto denuncia nei confronti del sacerdote), è stata ritenuta credibile come anche gli altri giovani per i quali il tribunale ha accertato la violenza sessuale mentre ancora erano minorenni. Secondo il collegio giudicante (presidente Francesco Paolo Pitarresi, a latere Elisa D’Aveni e Maria Rosaria Santoni) il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, avrebbe facilitato, con il suo comportamento, gli abusi perpetrati dal sacerdote.

Ma non è tutto. Secondo il tribunale " la condotta coscientemente colposa da parte del vescovo Rosario Gisana rende legittima la condanna al risarcimento del danno della Curia nella sua qualità di responsabile civile per i pregiudizi cagionati da padre Rugolo". I giudici sottolineano infine come anche il vescovo avesse "evidentemente autorizzato padre Rugolo come figura di riferimento dell’associazione 360 da lui fondata a operare all’interno della chiesa madre consentendogli in tal modo, con la piena compiacenza della diocesi, di creare occasioni di incontro e frequentazioni con i giovani adolescenti". Dal deposito delle motivazioni, le parti avranno ora 45 giorni per proporre un eventuale appello. Per il sacerdote, lo ricordiamo, la procura aveva chiesto una condanna a dieci anni di reclusione, pena più che dimezzata dalla decisione del collegio.

La vicenda di don Rugolo ha scatenato poi, nei giorni scorsi, un botta e risposta tra prelati. Il vescovo di Piazza Armerina aveva infatti chiamato in causa il predecessore Michele Pennisi ("Fatti accaduti prima del mio arrivo"). Quest’ultimo ha replicato dicendo che se fosse venuto a conoscenza di questi fatti "che, preciso, per me costituiscono reato, non avrei esitato a prendere provvedimenti".