"Il regalo di Natale per i pescatori", così il consigliere regionale Fausto Gianella annuncia il via libera all’ultima tranche del finanziamento governativo di 37 milioni per l’emergenza granchio blu. Il disco verde alla quota del 33% della cifra complessiva. "Il ministro Francesco Lollobrigida aveva annunciato che per la chiusura dell’anno sarebbe stata stanziata tutta la cifra, così è stato. Le promesse sono state mantenute". Con questa ’fetta’ arriva a toccare i 50 milioni lo stanziamento complessivo per l’emergenza. Altri dieci milioni sono quelli che gestirà per i prossimi tre anni il commissario straordinario contro l’invasione del granchio blu Enrico Caterino.
E proprio di quei soldi e del piano per affrontare l’emergenza si è discusso ieri mattina in prefettura. Al tavolo il commissario, il sindaco di Goro Marika Bugnoli e Vadis Paesanti, vicepresidente FedAgriPesca Confcooperative Emilia-Romagna. Un passaggio fondamentale quello di ieri mattina. Si è concluso l’iter del piano speciale per fermare l’alieno. Adesso il documento dovrà ottenere il via libera nei due ministeri competenti, quello per l’Ambiente e dell’Agricoltura. I passaggi dovranno avvenire entro l’anno. Dal 2025 il piano anti-invasione diventerà operativo e attraverso una serie di ordinanze verranno stanziati i fondi sulle singole voci. Tra queste, la perdita della semina; protezioni degli allevamenti con recinti e reti; lo smaltimento in discarica del killer delle vongole. Su questa voce è stato disposto anche un finanziamento di un milione dalla Regione, soldi che hanno coperto i costi fino al termine dell’estate.
"Si è parlato – interviene il primo cittadino di Goro – anche dell’ampliamento dell’area delle concessioni che potrà essere protetta dai recinti. In questo momento il tetto è il 10%, troppo poco". Fiducioso Paesanti che annuncia il probabile sbarco dalla Tunisia di un colosso per la lavorazione del granchio. Impresa che va ad aggiungersi a quella turca (la prossima settimana ci sarà il sopralluogo di una delegazione nell’area dove sorgerà l’impianto). "Il futuro è la lavorazione della polpa ed anche del guscio, del carapace. Che può essere trasformato in mangime, essere usato per gli impianti a biogas. Tutte ipotesi sul tavolo. L’unica strada per dare ossigeno alle coop che sono con l’acqua alla gola è proprio la commercializzazione del ’mostro’".