FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Uccise il figlioletto, la sentenza: "Agì con nitida consapevolezza. Nessuna infermità rilevante"

Le motivazioni della condanna a 22 anni della madre accusata dell’omicidio del piccolo Karim "Ha accettato il rischio del decesso del bimbo, che non poteva sfuggire al tragico destino".

Le motivazioni della condanna a 22 anni della madre accusata dell’omicidio del piccolo Karim "Ha accettato il rischio del decesso del bimbo, che non poteva sfuggire al tragico destino".

Le motivazioni della condanna a 22 anni della madre accusata dell’omicidio del piccolo Karim "Ha accettato il rischio del decesso del bimbo, che non poteva sfuggire al tragico destino".

Quando Amanda Guidi ha soffocato il figlioletto di un anno voleva uccidere. O almeno ha accettato la possibilità che la sua azione arrivasse alle più estreme conseguenze. Il tutto senza essere in una situazione di incapacità di intendere e volere giuridicamente rilevante, nonostante le sue problematiche psichiatriche. Sono racchiusi in 36 pagine i motivi che hanno convinto la corte d’Assise a condannare la 32enne ferrarese a 22 anni di reclusione per l’omicidio del figlio minore, il piccolo Karim Toumi, avvenuto nel lettone della loro casa di via degli Ostaggi. Il documento, depositato a tre mesi dalla sentenza, si muove lungo due binari. Il primo riguarda l’imputabilità di Guidi. Il secondo, l’intenzionalità del gesto.

L’imputabilità. Da quella maledetta mattina di giugno del 2021, consulenti e periti hanno fornito la propria lettura sulle condizioni di Amanda Guidi. L’ultima perizia, quella disposta dall’Assise, è arrivata a una conclusione ben precisa. L’imputata è affetta "da un disturbo di personalità borderline, con associati tratti antisociali, al quale si è accompagnata una condizione di poliabuso di sostanze". Nonostante ciò, gli psichiatri ritengono che tale quadro non abbia compromesso, al momento del fatto, la capacità di intendere e volere della donna, che è dunque "da ritenersi pienamente imputabile". In altri termini, precisano i giudici, la situazione di Guidi "non assurge a infermità rilevante ai fini forensi". Anzi. Secondo il tribunale, "in capo all’imputata è presente la consapevolezza del suo agito omicidiario". Le motivazioni sottolineano poi come alcune frasi di Amanda "facciano trapelare un tono rabbioso, sentimenti di frustrazione, accompagnati dalla preoccupazione per le possibili conseguenze, a riprova della conservata percezione di quanto commesso". I giudici si soffermano infine sul consumo di alcol e droga da parte dell’imputata, al fine di valutare se si fosse davanti a uno stato di intossicazione cronica tale da causare un deterioramento cognitivo e della personalità. Nessun sintomo di questo tipo, secondo la corte, che ha quindi escluso "una intossicazione cronica da sostanze che possa avere avuto rilevanza sotto il profilo dell’imputabilità".

La responsabilità. Nei passaggi successivi, i giudici ricostruiscono la causa della morte del piccolo Karim, verificatasi "rapidamente per meccanismo di tipo asfittico acuto di matrice necessariamente violenta, in ragione della volontaria applicazione di un mezzo morbido a occlusione di naso e bocca". Un’azione condotta in condizioni di "netta sproporzione" tra il corpo della madre e quello del figlioletto, non in grado "di sfuggire al suo tragico destino". Smentite quindi, secondo la corte, ipotesi alternative come quella di una morte accidentale durante il sonno o quella del fatto colposo legato alla volontà di zittire il bambino. Per il tribunale, la condotta di Amanda è da ritenersi "sorretta da un determinismo volitivo riconducibile all’alveo del dolo, quantomeno nella sua accezione di dolo eventuale". In sostanza, la corte riconosce la "piena adesione psichica della madre, che non si è limitata alla semplice accettazione di una situazione di rischio, ma ha accettato un evento definito e concreto, la morte del figlioletto, dalla stessa ponderato come costo accettato della propria azione". Insomma, la morte di Karim è il "risultato finale di una condotta fondata sulla nitida e ponderata consapevolezza della concreta prospettiva dell’evento collaterale".

Prossimi passi. Sulla base delle motivazioni, i legali di Guidi (gli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini) valuteranno il ricorso in Appello. Al momento, Amanda si trova in carcere a seguito di un recente arresto per stalking e un’aggressione nei confronti dell’ex compagno.