FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Tutti gli uomini del presidente. Sgarbi: "Resto a Ferrara Arte. Ovadia? Ne parlerò col sindaco. Corvino e Micheli, per me ok"

Il presidente della Fondazione chiarisce la propria posizione e incassa l’appoggio di Fabbri. Promosso anche Di Natale. Ma c’è da sciogliere il nodo del direttore generale del Comunale . .

Tutti gli uomini del presidente. Sgarbi: "Resto a Ferrara Arte. Ovadia? Ne parlerò col sindaco. Corvino e Micheli, per me ok"

"Vittorio?". "Sì, resto dove sono. Non ho ancora sentito Alan, ma credo che sceglierà la continuità". Vittorio Sgarbi risponde al telefono districandosi tra un impegno e l’altro. Dalle prime parole si percepisce che – insolitamente – le soppesa molto bene, senza tuttavia rinunciare al piglio risoluto. In quel "resto dove sono" c’è un po’ tutto quello che doveva dire. Il suo posto alla presidenza di Ferrara Arte è confermato. In un’interlocuzione con il Carlino, è il primo cittadino a confermare la scelta di rinnovare l’incarico al critico d’arte. "Vittorio sarà ancora con noi– così il sindaco Fabbri – perché per questa città rappresenta un valore aggiunto. Grazie al suo operato, Palazzo dei Diamanti ha consolidato la sua immagine di grande attrattività, dando lustro a Ferrara e valorizzandone l’identità attraverso mostre dedicate ai suoi straordinari artisti. Per noi, Sgarbi, non è mai stato in discussione".

Una cosa è certa. "Visti i risultati ottenuti dalla Fondazione – riprende il critico – ritengo indispensabile che alla direzione rimanga Pietro Di Natale. Non ci sono ragioni per ripensamenti o cambiamenti di assetto". Sgarbi è cauto, prima di tutto su se stesso e dice di non aver esercitato sul sindaco "alcuna pressione: l’ho sentito solo per fargli le mie congratulazioni dopo la vittoria schiacciante che lo ha riconfermato al suo posto". Sgarbi non si limita a osservare gli equilibri della fondazione che presiederà (nuovamente), ma allarga lo sguardo alle realtà nelle quali – durante la precedente consiliatura – ha speso più di una parola, ‘suggerendo’ più di un nominativo al primo cittadino, spesso per il tramite dell’assessore alla Cultura, Marco Gulinelli. "A Ferrara Musica – dice il critico – il presidente Francesco Micheli ha fatto un ottimo lavoro, per cui mi pare che anche in questo senso si possa agire in continuità. I risultati, ancora una volta, sono evidenti".

Ma il vero nodo da sciogliere è quello legato al Teatro Abbado. Le vicissitudini sono note. Nel consiglio d’amministrazione si è verificato più di un trambusto, dopo le dimissioni polemiche dell’ex presidente Mario Resca. E, molti del cda, scelsero di seguire la linea. L’origine del malumore fu la nomina del direttore generale, Moni Ovadia. O, meglio, le modalità con cui gli venne attribuito l’incarico. Erano i primi giorni di gennaio del 2021. La storia nella storia non si fermò. L’artista ebreo, da sempre su posizioni di sinistra-sinistra, è stato un boccone molto amaro da mandare giù per molti. "Ma con quella nomina – irrompe Sgarbi – il sindaco Fabbri sancì la sua autonomia e la sua assoluta libertà rispetto all’appartenenza politica. Scelse un nome di un grande artista che, comunque, sotto il profilo teatrale rappresenta un fiore all’occhiello per questa città".

Lo standing non è stato sufficiente a placare le polemiche innescate dal senatore Alberto Balboni in risposte alle esternazioni anti-israeliane formulate da Ovadia all’indomani dell’attacco di Hamas nell’ottobre dello scorso anno. "Come ferrarese – disse Balboni - mi vergogno di aver accolto Moni Ovadia al vertice dell’istituzione culturale più prestigiosa della città come il nostro Teatro. Le sue parole sono un insulto alle vittime provocate dai terroristi di Hamas contro inermi cittadini israeliani". In sintesi, lo definì, "nipotino del soviet". Pareva che l’artista si dovesse dimettere, poi non accadde. E il tempo si è incaricato di stemperare le tensioni che si generarono. "A teatro – ammette Sgarbi – c’è un problema che va affrontato seriamente e che sarà sicuramente oggetto di un ragionamento con il sindaco, per capire cosa fare con Moni. Io sarei, comunque, per proseguire quanto iniziato con lui in ogni caso. E, soprattutto, vorrei salvaguardare Marcello Corvino che ha lavorato molto bene".

Un bel grattacapo, in effetti. Se sul teatro c’è più di una questione aperta, Sgarbi conferma invece l’intenzione di proseguire nel percorso intrapreso con il ciclo di mostre Rinascimento. "Abbiamo altre tappe da realizzare per la mostra – prosegue – di cui la prossima inizierà a ottobre. E quella conclusiva, tra due anni. Porteremo ai Diamanti artisti del calibro di Dosso-Dossi, Garofalo, Ortolano e Mazzolino". Per lo meno, sulle mostre, dissidi non ce ne sono.