
In questa vicenda la vittima è una donna di Reggio Emilia (. foto d’archivio
Ferrara, 4 marzo 2025 – Avrebbe usato l’immagine di un pubblico ministero per poi spacciarsi per un avvocato – due professionisti entrambi realmente esistenti – allo scopo di accaparrarsi prima la fiducia e infine i soldi di una donna il cui compagno era detenuto in carcere. Lui, Cristiano Perini, 54enne di Ferrara, è a processo a Reggio Emilia, chiamato a rispondere di sostituzione di persona. Il suo nome era già salito alla ribalta per una serie di truffe ai sacerdoti avvenute nella città estense e non solo. Perini stesso in passato si presentava come don Domenico Bedin, che gestiva l’associazione Viale K, dedita ad aiutare chi vive in estrema povertà. Imitando la sua voce, il 54enne spillò denaro a sacerdoti che credevano di aiutare la realtà benefica, per poi venire condannato.
Nel caso reggiano, le cui indagini sono state condotte dal pm Piera Cristina Giannusa, il 54enne avrebbe associato al proprio profilo Whatsapp la foto di un magistrato ritratto in toga e dentro un’aula di tribunale.

La truffa
Sfruttando l’impatto rassicurante della ‘veste giudiziaria’, Perini avrebbe poi chiamato nell’agosto 2018 la donna, allora domiciliata in una cooperativa sociale di Reggio. Presentandosi come il legale di fiducia del suo fidanzato, detenuto in carcere a Piacenza, millantò di poterlo liberare presentando velocemente un’istanza al tribunale della sorveglianza di Bologna, e le chiese 500 euro. Soldi che le disse di versare tramite Western union, indicando quale beneficiario "il collega di studio avvocato Cristiano Perini". Il pagamento avvenne il 20 agosto 2018. All’indomani della telefonata, il 54enne l’avrebbe poi contattata spacciandosi di nuovo per l’avvocato, per chiederle di inviargli copia dei suoi documenti e dicendo che si sarebbe impegnato a farla uscire dalla comunità dove lei si trovava insieme alla figlia: le avrebbe così domandato 480 euro con le stesse modalità, somma versata il 22 agosto. Anche nei giorni seguenti, Perini avrebbe richiamato la donna chiedendo altri 490 euro per fantomatiche marche da bollo chieste dal tribunale dei minori: furono quindi consegnati 462 euro il 24 agosto. E, senza dare spiegazioni, nello stesso giorno il 54enne avrebbe preteso altri 400 euro, ma questa volta non li ricevette.
Per la vicenda reggiana, nella quale è difeso dall’avvocato Pina Di Credico, l’uomo aveva ricevuto un decreto di citazione a giudizio, in cui figuravano come parti offese il pm e il legale, e ora figura a processo col rito ordinario: l’ultima udienza, che era fissata nei giorni scorsi davanti al giudice Luigi Tirone, è stata seguita da un rinvio a causa di un legittimo impedimento dell’imputato. Di recente, nel maggio 2024, Perini era stato condannato in primo grado a Ferrara a otto mesi di reclusione e 300 euro di multa per la tentata truffa a un sacerdote; per la compagna cinese del 54enne, pena di sei mesi. La coppia, nel settembre 2019, avrebbe telefonato a un religioso per informarlo che a suo beneficio c’era un lascito di 40mila euro. Si sarebbero qualificati come dipendenti bancari e avrebbero lasciato al prete il numero di un fantomatico notaio al quale si sarebbe potuto rivolgere. Il religioso avrebbe dovuto versare in anticipo una cifra che corrispondeva al 7,5% del lascito, cioè tremila euro, su un conto corrente che poi è stato ricondotto alla fidanzata.