REDAZIONE FERRARA

Truffa delle mascherine, la Cartabia ‘salva’ Perini

Il ‘re dei raggiri’ prosciolto per assenza della persona offesa all’udienza

Se le parrocchie si erano dimostrate un proficuo settore nel quale mettere in atto i suoi raggiri, lo stesso sembrava potersi dire per il difficile periodo della pandemia. È infatti nei terribili mesi del Covid che Cristiano Perini, il 53enne noto alle cronache soprattutto per le truffe ai danni dei sacerdoti, avrebbe provato a ‘reinventarsi’, improvvisandosi venditore di mascherine. Dispositivi che, almeno stando alle ultime accuse che gli venivano contestate, non avrebbe mai inviato dopo aver incassato i soldi. Di quella imputazione era chiamato a rispondere ieri in tribunale. Il processo a suo carico, fissato per sentire i primi testimoni, si è però concluso nella stessa mattinata con una sentenza di non luogo a procedere. A ‘salvare’ Perini sono stati la riforma Cartabia e la procedibilità a querela del reato rubricato. La mancata presentazione in udienza della persona offesa, ha quindi portato direttamente al proscioglimento dell’imputato.

La vicenda contestata risalirebbe al periodo tra il 13 e il 16 marzo del 2020. Siamo in pieno lockdown. Il Coronavirus dilaga, il governo ha appena emanato le prime misure restrittive e i dispositivi di protezione sono pressoché introvabili. Ecco che in questo quadro drammatico si inserisce Perini. Secondo le accuse, il 53enne mette in vendita mille mascherine di tipo Ffp3. Contatta telefonicamente la vittima, una donna residente in provincia di Cremona, la quale si convince a comprare i dispositivi per la somma di 2.300 euro complessivi. La malcapitata effettua due bonifici bancari, il primo da 1.100 e il secondo da 1.200 euro, entrambi sull’Iban relativo a una carta prepagata Sisalpay. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il denaro transita prima su un conto tedesco e poi su uno irlandese, per poi arrivare all’imputato. Una volta incassati i soldi – queste le accuse –, Perini sparisce senza consegnare le mascherine alla persona offesa. Scatta quindi al denuncia che porta al processo definito ieri in aula con sentenza di non luogo a procedere.

Come anticipato, questa è solo l’ultima delle vicende giudiziarie che vedono protagonista Perini. La sua ‘fama’ è principalmente legata alle truffe ai danni dei parroci, spesso spacciandosi per don Domenico Bedin e sfruttando la fiducia che moltissimi a Ferrara ripongono nel prete di Viale K. L’approccio era tanto semplice quanto efficace. Telefonava alla vittima designata dicendo di essere don Bedin e di avere bisogno di un piccolo prestito per aiutare una famiglia in difficoltà. E, in alcuni casi, le vittime ci cascavano, consegnandogli le somme richieste. Le truffe ai parroci non si sono limitate soltanto al nostro territorio. Il nome di Perini è infatti balzato alla ribalta delle cronache giudiziarie anche a Modena, dove il 53enne ha rimediato una condanna per aver cercato di farsi consegnare da tre parroci di Sassuolo e Carpi ingenti cifre, fingendo di dover devolvere loro un lascito messo a disposizione dalla famiglia del compianto Giorgio Squinzi, imprenditore, patron del Sassuolo calcio ed ex presidente di Confindustria.

f. m.