"Cure e sicurezza dovrebbero essere il minimo. La cagnolina Lea è morta in un modo orribile. Una persona da sola non può tenere un simile numero di cani. Servono recinzioni idonee, canaline di scolo, serve acqua là dove anche dall’esterno abbiamo documentato escrementi nelle ciotole. Serve protezione nel gelo dell’inverno e dal sole a picco dell’estate. Servono controlli". E’ un grido civile che squarcia il silenzio e vuole fare luce sulla vicenda, quello di chi ha partecipato domenica mattina, alla manifestazione autorizzata di fronte ad una delle case con capannone, di proprietà di una donna di Mirabello che ospita in via provinciale a Santa Bianca una quarantina di cani. Un’altra trentina di cani sono invece chiusi nei box e nelle stanze di una vecchia casa di via Suore a Cantalupo, sempre nel territorio di competenza del comune di Bondeno. In via Suore due anni fa c’era stata addirittura un’ordinanza di sgombero del sindaco. Ma i cani ci sono ancora. Un numero imprecisato, tutti microchippati a nome della donna che si definisce ‘volontaria’, che arrivano per lo più dal sud Italia, e che la donna tiene in stallo per poi cercare famiglie per le adozioni. Le volontarie delle province di Modena, Bologna, Ferrara, dopo alcuni episodi raccapriccianti di cui sono venute conoscenze, hanno manifestato per attirare l’attenzione delle autorità competenti, ovvero dell’Ausl e del comune di Bondeno, su questi luoghi. Immagini e storie, stanno facendo il giro del web e sono in tanti ad unirsi alle loro proteste. "Giustizia per la cagnolina Lea e per quelli morti prima di lei – dicono -. Bisogna collaborare con le istituzioni competenti perché intervengono. Chi sa ha il dovere civico di testimoniare e documentare – insistono – per impedire che queste cose accadano. La parte buona del volontariato deve rendere pubblica ed espellere quella cattiva". La querelle rischia di andare avanti per molti mesi ancora, finché il problema non verrà risolto dagli organi competenti sia in materia sanitaria che di regolari permessi.
cl.f.