
Tra Faber e i Vangeli apocrifi. La buona novella di Neri Marcorè
Stasera e domani alle 20.30 e domenica alle 16, Neri Marcorè porta in scena al teatro Comunale ‘La Buona Novella’. Lo spettacolo, per la regia e drammaturgia di Giorgio Gallione, è pensato come una sorta di sacra rappresentazione contemporanea che alterna e intreccia le canzoni di Fabrizio de André con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è ispirato: dal protovangelo di Giacomo al Vangelo dell’infanzia armeno a frammenti dello Pseudo-Matteo. Prosa e musica, perciò, sono montate in una partitura coerente al percorso tracciato dall’autore nel disco del 1970. I brani parlati, come in un racconto arcaico, sottolineano la forza evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria. Di taglio esplicitamente teatrale, costruita quasi nella forma di un’opera da camera, ‘La Buona Novella’ è il primo concept-album dell’autore, con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo. Ed è proprio da questa base che prende le mosse la versione teatrale. "Compito di un artista credo sia quello di commentare gli avvenimenti del suo tempo usando però gli strumenti dell’arte: l’allegoria, la metafora, il paragone". Questa dichiarazione di De André è emblematica di come l’autore si sia posto, in tempi di piena rivolta studentesca, nei confronti di un tema così delicato e dibattuto dal punto di vista politico e spirituale. Con ‘La Buona Novella’ De André lavora certo a un’umanizzazione dei personaggi, ma questa traduzione cantata dai temi degli Apocrifi è fatta con grande rispetto etico e religioso. La valenza ‘rivoluzionaria’ della riscrittura sta più nella decisione di un laico di affrontare un tema così anomalo per quei tempi che nei contenuti o nel taglio ideologico. Solo a tratti nel racconto appare l’attualizzazione; più spesso le ricche e variegate suggestioni immaginifiche, fantastiche e simboliche degli Apocrifi sono ricondotte a una purezza quasi canonica.