MARIO BOVENZI
Cronaca

Tornano a sventolare le bandiere ’La Berco siamo noi’ sul telo bianco: "In dieci anni persi migliaia di posti"

Sciopero del metalmeccanico, un settore che sta pagando a caro prezzo l’onda lunga della crisi. Al presidio davanti a Confindustria gli operai della fabbrica di Copparo, in arrivo oltre 200 licenziamenti.

Sciopero del metalmeccanico, un settore che sta pagando a caro prezzo l’onda lunga della crisi. Al presidio davanti a Confindustria gli operai della fabbrica di Copparo, in arrivo oltre 200 licenziamenti.

Sciopero del metalmeccanico, un settore che sta pagando a caro prezzo l’onda lunga della crisi. Al presidio davanti a Confindustria gli operai della fabbrica di Copparo, in arrivo oltre 200 licenziamenti.

"La Berco siamo noi", si legge sul telo bianco che alcuni operai attaccano alla grata di una finestra, il muro di mattoni. Sotto, lo striscione rosso con la ruota dentata, il cingolo. Souvenir di una fabbrica rimasta forte solo nei ricordi, quei licenziamenti che pesano sul futuro di famiglie, di un paese – Copparo – che rischia di trovarsi senza lavoro. Un simbolo la Berco, la sua lunga crisi, dello sciopero dei metalmeccanici che si è svolto ieri in tutta Italia. Oltre 200 operai appesi al filo. Fabbriche vuote, piazze gremite ieri per i salari, per migliorare le condiziondi di vita e lavoro.

Tornano a sventolare le bandiere davanti alla sede di Confindustria, in via Montebello. Sono trascorse poche ore dall’incontro fiume tra sindacati e vertici della Berco per cercare di sbloccare una difficile vertenza, per evitare che 247 operai finiscano senza lavoro, che la protesta si accenda ancora. I colori del sindacato, quel telo bianco con gli omini – famiglie, persone –, un cartoccio di pizza, pizza a tranci perché sacco vuoto non sta in piedi. E una prosciutto e funghi mangiata insieme, bocconi per strada, fa un po’ comunità. Si mobilita il mondo metalmeccanico. Un settore che nella nostra provincia sta rischiando di finire in frantumi sotto i colpi di una crisi cominciata più di dieci anni fa. E’ lo sciopero unitario proclamato dalle organizzazioni sindacali nazionali di Fim, Fiom e Uilm. Otto ore, un turno. E di scioperi ne sanno ormai più di qualcosa alla Berco, giorni e giorni con le braccia incrociate, così tante ore che nella busta paga sono finite solo briciole. C’è chi ha preso – figli a carico – poco più di 300 euro. E non è finita, l’altro giorno dal vertice fiume è uscita una densa fumata nera. "Contratto, contratto, contratto", urla la voce al megafono. Schierati i tre segretari provinciali Stefano Bondi (Fiom Cgil), Patrizio Marzola (Fim Cisl), Alberto Finessi, sindacalista Uil metalmeccanici. C’è anche tutto il coordinamento Berco con Roberto Girotto e Davide Brandalesi (Fim Cisl), Igor Bergamini e Massimo Musacci (rsu Fiom), Simone Nonnato, Antonio Barile per Uilm e le Rsu dei metalmeccanici della provincia. Tanti i lavoratori, c’è una questione aperta. La rottura della trattativa per i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro di Federmeccani, Assistal e Unionmeccanica. "La compattezza si misura anche nelle fila del sindacato, che ha lanciato unito la manifestazione", dice Girotto. E il pensiero, come un amaro ritornello, torna a loro, ai dipendenti della Berco. Poco più di mille, i licenziamenti riguardano un quarto del personale della fabbrica. Tanti. "Siamo qui per il rinnovo del contratto nazionale, siamo qui per il rispetto del contratto integrativo sottoscritto per gli operai Berco", dice ancora Girotto.

Al presidio i lavoratori delle aziende di tutti i distretti metalmeccanici della provincia. I dati di adesione parlano di punte fino al 90% in aziende come Lte Toyota in area Sipro, Berco e For dí Poggio Renatico. A queste si aggiungono altre imprese che si attestano tra il 70 e l’80% come Poppi di Dosso, Petroncini del gruppo Ima di Sant’Agostino. "Definire aumenti certi sui minimi contrattuali; estendere i diritti, contrastare la precarietà, ridurre l’orario di lavoro", elenca Bondi. Attorno, ovunque ti giri, il cielo è grigio. Non solo per il tempo di marzo, nuvole, misto pioggia. La cassa integrazione nei primi mesi del 2024 in provincia di Ferrara per il settore manifatturiero (escluso l’artigianato) registra un aumento del 132% rispetto allo stesso periodo del 2023. Si parla di tremila posti persi in dieci anni. E c’è la Berco.