COMACCHIO
"Spina. Ricerche nel porto etrusco". Questo il titolo scelto per la conferenza archeologica che si è tenuta nella sala polivalente San Pietro di Comacchio, in pieno centro storico. L’incontro, organizzato dal Museo Delta Antico di Comacchio in collaborazione con l’Alma Mater Università di Bologna, ha permesso al nutrito pubblico (oltre settanta i presenti), di conoscere le ultime scoperte avvenute nel sito dell’antica città etrusca di Spina. Da ormai tre anni, da quando il Comune di Comacchio, grazie al Progetto Interreg Italia-Croazia, ha dato avvio ad una serie di ricerche sistematiche sul territorio, la cattedra di etruscologia di Bologna, guidata dal professor Andrea Gaucci, porta avanti una serie di indagini presso il famoso sito archeologico. Nelle ultime campagne, le ricerche si sono concentrate all’analisi di un grande argine-terrapieno che doveva proteggere la città, quantomeno nelle sue fasi finali. I primi campioni sottoposti all’esame del carbonio 14 e una prima analisi dei materiali ceramici rinvenuti, datano la struttura tra il 300 e il 220 a.C., poco prima della scomparsa della città. Al tavolo dei relatori, accanto al professor Gaucci, erano presenti alcuni collaboratori tra cui Giorgia Bandini, Laura Sofia di Giorno e Leonard Gournay, ognuno dei quali ha illustrato una parte specifica delle ricerche in corso. Si è parlato, quindi, non solo di archeologia in senso stretto, ma anche di tecniche di documentazione, studio dei materiali ceramici e analisi su reperti lignei e organici. Alla conferenza hanno preso parte anche l’assessore alla Cultura del Comune di Comacchio, Emanuele Mari, la funzionaria della Soprintendenza Carolina Ascari Raccagni ed il Direttore del Museo Delta Antico Marco Bruni. È stata un’occasione importante per conoscere quanto emerso a seguito della campagna di scavo che lo scorso settembre ha visto impegnato il team di ricerca coordinato dalla professoressa Elisabetta Govi della Cattedra di Etruscologia bolognese e diretto sul campo dal professor Gaucci. A partecipare sono stati studentesse e studenti dei Campus universitari di Bologna e Ravenna, della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, nonché dottorande e dottorandi della Sapienza - Università di Roma e dell’Università Parigi 1 Panthéon-Sorbonne, e assegniste di ricerca. Il lavoro sul campo è inoltre supportato dall’équipe di geoarcheologi dell’Università di Strasburgo e del CNRS francese. Le ricerche, condotte con la supervisione di Carolina Ascari Raccagni della Soprintendenza di Bologna, si sono concentrate nella parte occidentale dell’abitato antico, a nord del canale Collettore Mezzano. Svolte con il supporto del Consorzio di Bonifica.
Valerio Franzoni