Le Corti di Angelica, che negli auspici dell’amministrazione, dovrebbero perfezionarsi nell’area dell’ex Palaspecchi entro il 2026, hanno una storia travagliatissima e di accesissimo dibattito in consiglio comunale. Era l’ottobre del 2022 quando i gruppi consiliari di Pd, Ferrara Bene Comune e Azione Civica, chiesero una rettifica della delibera relativa agli espropri per la realizzazione delle opere. Il nodo era legato ai terreni che, prima delle procedure di esproprio, alla società Ferrara 2007. In ballo c’erano 15 milioni di euro. Finanziamento Pnrr, nell’ambito del bando Pinqua, sul cui arrivo però pendeva la spada di Damocle della proprietà. "La Giunta ha candidato un progetto senza avere la disponibilità dell’area oggetto dell’intervento rischiando di gettare al vento quindici milioni del Pnrr", avevano sostenuto all’epoca i capigruppo Francesco Colaiacovo (Pd), Roberta Fusari (Ac) e Dario Maresca (Fbc). Argomentazione che condivideva anche l’ex sindaco Tiziano Tagliani, interpellato dal Carlino: "Non solo la fideiussione è stata escussa nel 2017, ma il Comune ha incamerato tre milioni di euro. La Corte dei Conti, fra l’altro, si è congratulata per l’esito dell’operazione, archiviando l’esposto dell’allora segretario della Lega, Nicola Lodi". La prospettiva, insomma, era diametralmente opposta. Tanto più che i consiglieri di opposizione, all’epoca, sostennero che "il Comune ha ottenuto un guadagno da quell’operazione". "Fino al 2019 – avevano scritto i consiglieri di minoranza nell’ottobre del 2022 – Ferrara 2007 ha dato al Comune 5,2 milioni di euro (corrispondenti alla palazzina e i suoi soldi) e ha partecipato agli accordi per la ristrutturazione. Oggi il Comune, quanto darà a Ferrara 2007 dei soldi del Pnrr destinati ai cittadini ferraresi?". Ora, chiaramente, l’impasse è risolto. E il Comune può procedere ai lavori. Ma, anche la procedura di esproprio, è stata complessa. È stata la rinuncia a proseguire nell’iter processuale da parte della società – in liquidazione – Ferrara 2007 a ‘sbloccare’ il tutto. "La società ricorrente – così la lettera degli avvocati al Tar – alla luce di valutazioni di ordine imprenditoriale ricollegate a circostanze sopravvenute nel mese di dicembre 2023, non ha più interesse alla prosecuzione del procedimento". La richiesta dei legali è stata dunque quella di dichiarare "l’improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interessi, con compensazione integrale delle spese di lite". Qualora le vie legali si fossero protratte si sarebbe potuto configurare il rischio, per il Comune, di vedersi sfumata l’erogazione dei fondi. Oggi – anzi, dal 24 giungo – possiamo dire che il ‘pericolo’ è scampato.
f. d. b.