FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Suicidio in carcere, agente sotto accusa. Spunta un nuovo atto

Spunta un documento che scagionerebbe l’agente imputato per il suicidio di un 29enne trovato impiccato con un lenzuolo nella propria...

Spunta un documento che scagionerebbe l’agente imputato per il suicidio di un 29enne trovato impiccato con un lenzuolo nella propria cella a poche ore dall’arresto. Un atto che testimonierebbe come, al momento dell’entrata in servizio quel maledetto giorno, non fosse attiva la cosiddetta ‘grande sorveglianza’ nei confronti del giovane che poi si è tolto la vita all’Arginone. Non solo. Il poliziotto avrebbe appreso del provvedimento nei confronti del detenuto soltanto quanto ormai era troppo tardi. Alla luce di ciò, l’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Palermo (difeso dall’avvocato Alberto Bova) ha chiesto di essere processato in rito abbreviato, condizionato però all’acquisizione di quell’atto e all’esame dello stesso poliziotto. È quanto stabilito ieri mattina nel corso dell’udienza preliminare per la tragedia avvenuta il primo settembre del 2021 tra le mura del carcere. Per quel fatto, al termine delle indagini è rimasto sotto accusa soltanto l’agente Palermo, dopo che il gip ha disposto l’archiviazione per altri tre indagati (la stessa comandante della polizia penitenziaria, un medico del carcere e una ispettrice).

Secondo la ricostruzione della procura il 34enne imputato, il giorno del suicidio in servizio di sorveglianza dalle 8 alle 16, avrebbe violato gli ordini del comandante Annalisa Gadaleta di svolgere accurati controlli nella cella del ragazzo, accertamenti che avrebbero dovuto tenersi a cadenza di non oltre venti minuti. Passaggi necessari in quanto il 29enne detenuto era stato ritenuto ad alto rischio suicidiario dal medico di turno, che ne aveva infatti disposto la cosiddetta ‘grande sorveglianza’ fino alla rivalutazione del quadro psicologico. Stando all’impianto accusatorio, dunque, pur essendo a conoscenza del pericolo di suicidio da parte del ragazzo, l’imputato avrebbe omesso di vigilarlo adeguatamente nel periodo che va dalle 11.31 alle 14.50, ora in cui è stato trovato senza vita. Impostazione che la difesa ha invece contestato, ritenendo il poliziotto estraneo alle accuse che gli sono state mosse.

Persone offese nel procedimento sono i genitori del 29enne, assistiti dall’avvocato Antonio De Rensis. I familiari del ragazzo si sono battuti sin da subito per avere verità su quanto accaduto tra le mura della casa circondariale quella maledetta mattina di settembre. Sin dai primi passi delle indagini, inquirenti e familiari hanno dunque cercato di capire cosa sia andato storto nella catena di gestione e assistenza del detenuto, dal momento in cui è stato arrestato a quello in cui è stato trovato impiccato. Domande che ora – al termine di un lungo e complesso iter investigativo – potranno trovare risposta davanti a un giudice.

f. m.