C’è la ruota che, se schiacci un bottone, si mette a girare e porta l’acqua dal lago alla montagna. Non manca il suonatore di mandolino nei presepi che provengono dalla patria dell’amore e della fantasia, Napoli. E’ un po’ nata lì questa tradizione, quantomeno nella città che dai balconi guarda il Vesuvio, nella vicina Castellammare di Stabia, è ancora forte la magia che prende vita nella grotta, in una povera mangiatoia. Lì era andato tanti anni fa Maurizio Giatti che di anni ne ha 60. Oltre il legno bianco della casetta, quasi nascosto tra stelle filanti e palle di Natale con il castello imbiancato dalla neve, racconta: "Sono andati a Napoli, è trascorso tanto tempo. Mi sono trovato in mezzo a migliaia di persone, a destra e sinistra in una strada stretta presepi e statuine. Sembrava un paesaggio irreale, uno spicchio di sogno tra il sonno e la veglia. Era tutto vero, nel vociale della gente. Ho comprato alcune statuette, me ne sono innamorato". E’ nata così la sua storia, un’attività che conta 25 anni e che porta avanti con la moglie Rita Da Ronche. Sul listone, le mani un po’ arrossate dal freddo. "Anche qui questa tradizione è ancora viva – racconta, mentre sfiora con le dita una decorazione –. Ormai da giorni in tanti, tantissimi si fermano per acquistare il loro presepe, per comprare qualche statuina, decorazioni per l’albero". Una pausa, lo sguardo che accarezza i suoi personaggi, pastori e re magi un po’ compagni di vita, mentre ogni anni escono dalle scatole, dall’abbraccio della paglietta, per conquistarsi il solito spazio a fianco alla capanna, vicino a Giuseppe. "I bambini comprano gli accessori – riprende –, un pozzo, un alberello perché vogliono costruirsi il loro presepe, vogliono crearselo. Come piace a loro".
Pochi passi, sempre sul listone i colori della caramelle, torrone a stecche, cioccolato, pampapato. Gianluca Benetti mostra le sue specialità, con orgoglio. Sotto i denti, si scioglie un po’ lo zucchero ed una lunga storia. E’ quella di una famiglia che ha messo i denti sul mercato da oltre 50 anni. "Dagli anni Settanta – racconta Gianluca al timone della Dolciaria Benetticon il fratello Giorgio – vendiamo dolci nelle fiere e sagre paesane in tutto il centro nord Italia". Una pausa, giusto il tempo per incartare un torrone e allungarlo ad una donna che vuole esaudire il desiderio dei nipoti, e si nuovo si riavvolge il filo. "L’attività – riprende – l’hanno creata i nostri nonni. Mariuccia si chiamava, era di Copparo, con quel nome tutti la conoscevano". Poi è proseguita, passo dopo passo, tra croccanti e bon bon. "Con Natalina e Luigino, figlio d’arte della storica Mariuccia", prosegue di generazioni in generazione. Fino a quando è arrivato il loro turno, la loro occasione. Gianluca e Giorgio hanno rilevato l’impresa nel 2014. "Qui non ci si ferma mai – precisa – la ricerca della qualità è continua, soprattutto nei pralinati e croccanti che sono il nostro biglietto da visita, la nostra forza".
Come i calendari che mostrano il volto della Ferrara che non c’è più sono la forza di Paolo Catani e Alessio Mari, custodi di un tesoro chiamato libro con la loro bancarella un po’ da sfogliare anche quella, nelle copertine che pretendono di svelare i segreti dei tarocchi, incantesimi e il linguaggio – cosa si diranno poi – dei fiori. Lo vogliono un po’ studiare quel linguaggio Simone Bertaglia e Genny Grandi. Vengono da Adria, provincia di Rovigo (Veneto). E, il profumo di vin brulé che sale dal bicchiere, vogliono assaporare l’incanto del Natale, tra le dita la fragranza di un libro.