CRISTINA RUFINI
Cronaca

Stalking e minacce al medico: "Ti metto una bomba sotto casa". Cinquantenne finisce a processo

L’uomo era stato per alcuni mesi un paziente della dottoressa che lavora in uno studio della città. Poi la convinzione dell’imputato che la vittima avrebbe diffuso notizie su di lui e l’inizio della persecuzione.

Cinquantenne accusato di stalking. nei confronti di una dottoressa (foto di archivio)

Cinquantenne accusato di stalking. nei confronti di una dottoressa (foto di archivio)

Nove mesi di telefonate, messaggi e minacce. Offese. Un incubo dal quale la dottoressa che lo aveva in cura è riuscita con grande difficoltà a uscirne e soltanto dopo che per l’uomo è stato disposto il braccialetto elettronico e il rinvio a giudizio per stalking. Processo che è iniziato ieri per il 54enne che vive in provincia di Ferrara. Nei suoi confronti è ancora esecutiva la misura cautelare del divieto di avvicinamento, con prescrizione di rimanere ad almeno a 500 metri di distanza dalla dottoressa, con divieto di comunicare con lei in alcun modo. La persecuzione era iniziata dopo un po’ di tempo che l’imputato era diventato paziente del medico di base. Ad un certo punto lui ha cominciato a sostenere che quanto lui raccontava nel segreto della professione, veniva divulgato dalla dottoressa. Non solo. Si era talmente convinto che lei lo avesse curato male, facendogli peggiorare i dolori alla schiena che diceva di continuare ad avere, che in uno dei messaggi deliranti, le ha chiesto diecimila euro quale risarcimento dei danni subiti. Vedendo, però, che questi continui approcci non sortivano alcuna reazione, tanto che il medico aveva bloccato il numero, il cinquantaquattrenne ha cominciato a telefonarle al numero fisso, per riuscire a lasciarle messaggi in segreteria.

Tra questi alcuni contenenti minacce piuttosto gravi, come "Ti faccio esplodere", oppure "Ti metto un’autobomba sotto casa". Alcune telefonate erano invece mute, così tanto per incutere maggior timore. Contatti che da luglio del 2023 sono andati avanti fino ad aprile scorso. A periodi alterni, ma concentrati soprattutto a luglio 2023 quando tutto è iniziato, per poi riprendere a gennaio scorso, e arrivare fino ad aprile quando ci sono stati gli episodi più gravi, con le minacce di morte che hanno convinto la professionista a denunciare tutto. Da lì è iniziata la ricostruzione degli investigatori, che ha portato all’ammonimento da parte del questore. Provvedimento assolutamente disatteso. É stato necessario quindi arrivare al divieto di avvicinamento alla dottoressa: cioè lui non può avvicinarsi a più di 500 metri e gli è proibito contattarla in qualsiasi modo. Ieri è cominicato il processo a suo carico, davanti al giudice Sandra Lepore. Nell’udienza si è costituita parte civile la dottoressa, assistita dall’avvocato Luca Morassutto. "Si tratta di un reato particolarmente odioso – ha sottolineato il legale – che si inserisce in quella spirale di crimini contro i sanitari, che purtroppo vanno ad affliggerli sempre più spesso. La costituzione di parte civile serve anche a garantire la massima sicurezza per la mia assistita".