Per ora Amanda Guidi rimarrà in carcere. Resta comunque aperto uno ‘spiraglio’ per i domiciliari in una struttura nella quale possa essere curata, vista la sua complessa situazione psichiatrica. Lo ha deciso il gip Alessandra Martinelli sciogliendo la riserva dopo alcuni giorni dall’interrogatorio della donna, già condannata a 22 anni di reclusione per l’omicidio del figlioletto di appena un anno e di recente arrestata per stalking e lesioni nei confronti dell’ex fidanzato. La 31enne rimarrà dunque alla Dozza di Bologna, dove si trova reclusa da quando è stata fermata dai carabinieri per i fatti più recenti, reati di cui risponde insieme all’attuale fidanzato, il sessantenne Romano Maccagnani. Anche per quest’ultimo il gip ha disposto la custodia in carcere.
Stando all’impianto accusatorio, l’aggressione ai danni dell’ex compagno di Guidi sarebbe avvenuta in un bar di Portomaggiore al culmine di una serie di atti persecutori fatti di messaggi e telefonate dai toni minatori. Il raid nel locale risale al mese di giugno. In quell’occasione, la 31enne si sarebbe scagliata contro l’ex fidanzato (che aveva lasciato da qualche mese) con alcune bottiglie e una sedia, mentre l’attuale fidanzato lo teneva fermo. La vittima ne è uscita con diverse escoriazioni e contusioni, giudicate guaribili in quindici giorni. Le indagini sull’episodio, coordinate dal sostituto procuratore Stefano Longhi, hanno portato all’arresto della coppia. Durante l’interrogatorio, la donna ha fornito una versione dei fatti diversa rispetto alla tesi accusatoria, spiegando di aver reagito a provocazioni, insulti e a un’aggressione da parte dell’ex.
La difesa di entrambi gli arrestati aveva poi chiesto una misura meno afflittiva e il giudice si era riservato la decisione, soprattutto per valutare la posizione di Guidi alla luce del suo quadro psicologico. Già nel corso del processo in corte d’Assise per l’omicidio del figlioletto, i periti nominati dal tribunale l’avevano infatti definita "una paziente psichiatrica, bisognosa di cure che non può essere considerata al pari di una persona sana e pienamente capace", pur non avendo mai raggiunto un livello di infermità tale da inquadrare un vizio parziale di mente. Da qui la richiesta della difesa di inserirla in una struttura. Al momento, però, non è ancora stata trovata una soluzione adeguata. Amanda Guidi rimane quindi in cella. "Ci stiamo muovendo per reperire una struttura adatta alle sue condizioni – ha affermato l’avvocato Alessio Lambertini, che difende Guidi insieme al collega Marcello Rambaldi –. Faremo istanza di sostituzione della misura appena ci sarà la disponibilità".
Federico Malavasi