
Uccise il figlio in via degli Ostaggi a Ferrara, ora aggredisce l'ex
Ferrara, 23 luglio 2024 – Poco più di due mesi dopo la condanna a 22 anni di reclusione, per avere soffocato nel lettone di casa di via degli Ostaggi il figlioletto di un anno – sentenziata a maggio scorso dalla Corte di Assise di Ferrara – Amanda Guidi, 31 anni, torna al centro della cronaca per essere stata arrestata dopo avere aggredito – secondo le accuse che le vengono mosse dalla procura di Ferrara – il suo ex fidanzato, in un bar di Portomaggiore.
Aggressione che sarebbe avvenuta – sempre stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini dei carabinieri, coordinati dal pm Stefano Longhi – dopo diversi episodi di persecuzione con messaggi e telefonate, anche con toni minatori. Tutto questo dopo che la loro relazione era finita da qualche mese, per stessa decisione della donna. Ma lei lo accusava di avere ’sparlato’ di lei.
E quindi ha iniziato insieme al nuovo fidanzato lo stalking nei suoi confronti. Fino all’episodio più grave di giugno scorso, quando nel bar del portuense, lei si sarebbe scagliata contro lui con alcune bottiglie e una sedia, mentre l’attuale compagno Romano Maccagnani, 60 anni, si premurava – sempre secondo le accuse – di tenere fermo l’ex. Un’aggressione che è costata alla vittima quindici giorni di prognosi per guarire dalle ferite e contusioni riportate al termine delle botte. Per questo, nei giorni scorsi, per Guidi e Maccagnani, sono scattate le manette per stalking e lesioni personali. Probabilmente anche tenendo conto dei pregressi, in particolare della donna, che oltre ad essere stata processata e condannata in primo grado per avere ucciso il più piccolo dei suoi tre figli, il 17 luglio del 2021, ha al suo attivo anche un precedente guaio giudiziario per avere ferito con un coltello l’ex compagno e padre dei suoi tre figli, prima della morte del più più piccolo. Episodio che portò l’uomo, uno straniero, a lasciare l’appartamento condiviso con la Guidi e i figli. La situazione psichiatrica della trentunenne è obiettivamente complessa.
Durante il processo per la morte del figlioletto, i periti nominati dal Tribunale, Renato Ariatti e Marco Samory, l’hanno definita: “una paziente psichiatrica, bisognosa di cure, la quale non può dunque essere considerata al pari di una persona ‘sana’ e pienamente capace”, pur non arrivando mai raggiungere “quel valore di infermità tale da identificare il vizio parziale di mente”. La donna sarebbe affetta a “da un grave disturbo di personalità” che richiede una “continuità assistenziale”. Durante il processo era stata inserita in una casa famiglia, dalla quale, però, è uscita da qualche mese. E fino al momento dell’arresto era libera. Ieri Guidi (assistita dagli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini) e Maccagnani (assistito dall’avvocato Mirca Ferrari) sono comparsi davanti al gip Alessandra Martinelli per l’interrogatorio di garanzia.
“Lei ha risposto alle domande – sottolinea l’avvocato Rambaldi – e ha spiegato al giudice di avere sostanzialmente replicato ad alcune provocazioni subite dal suo ex”. Il legale, poi, al termine dell’interrogatorio, ha chiesto la revoca della carcerazione o comunque una misura cautelare meno afflittiva e il giudice si è riservato di decidere. L’avvocato Ferrari, dopo che il suo assistito ha spiegato al giudice di avere agito per difendere se stesso e la Guidi, e di non avere nulla a che fare con le vicende sullo stalking, ha chiesto la sostituzione della carcerazione con gli arresti domiciliari.