MAURO MALAGUTI
Sport

Spal, non restano che i playout. Milan e Lucchese in fuga

La squadra mostra segnali di timida crescita, ma evidenzia limiti clamorosi

La Spal lotta per evitare la retrocessione diretta, ma le sconfitte recenti complicano il cammino verso i playoff.

La Spal lotta per evitare la retrocessione diretta, ma le sconfitte recenti complicano il cammino verso i playoff.

Milan e Lucchese, l’indiavolata, coraggiosa e malpagata Lucchese, il giorno dopo rifilano altri due sonori ceffoni alla Spal e volano via. Mica facile spargere ottimismo, ora, come Baldini dal suo punto di vista prova a fare perché deve. Ogni settimana i tifosi della Spal sono costretti a incassare cazzotti, senza mai un’eccezione. Prendete questa giornata: al mancato successo sul Pontedera – che i biancazzurri avrebbero stavolta meritato, e invece hanno come al solito sciaguratamente gettato al vento – fanno riscontro il successo del Milan su una Ternana ormai scarica in attesa dei playoff, e quello della ormai irraggiungibile Lucchese che domina la Vis Pesaro. Così la posizione dei biancazzurri si ridimensiona ancora di più: dalla speranza di evitare i playout alla certezza molto anticipata di doverli disputare, e ora anche all’altissima probabilità di giocarli a handicap, dovendoli vincere per evitare di retrocedere a parità di risultati tra andata e ritorno. E bisogna anche sperare che il Legnago non vinca stasera a Carpi, per non rischiare di doversi ridimensionare fino all’ultimo dei ribassi, ossia la retrocessione diretta in fondo al gruppo. Non è facile sperare in vittorie, quando in una stagione ne hai conseguite appena 8 in 36 partite, 2 nel girone di ritorno e 1 sola col nuovo allenatore già in doppia cifra di partite. Eppure bisogna, non resta altro da fare. A meno di rimontare tre punti al Milan sui sei che restano in palio nelle due giornate conclusive, con la Spal a Pesaro e al "Mazza" col Gubbio, e i rossoneri di Oddo alle prese coi medesimi avversari a campi invertiti.

Il guaio è che le altre ogni tanto i tre punti li portano a casa, e la Spal mai, nemmeno quando dà tutto come contro il Pontedera. A quali speranze aggrapparsi, dunque? Il segnale lo ha dato anche la curva: la Spal un pochino è cresciuta, il tifo lo ha riconosciuto con quel "combattete per noi" al posto del consueto invito a trovarsi un altro mestiere. I limiti della squadra restano clamorosi, e si sostanziano in due inconvenienti non da poco nel gioco del calcio: subisce gol di continuo e ne segna col contagocce. Col Pontedera l’ennesima sventatezza su calcio d’angolo ha vanificato tutto, e amen. Parentesi: anche se lo si può capire, date le rarissime occasioni per esultare, forse dopo un gol sarebbe il caso di non lasciarsi andare ad ammucchiate sfrenate, e rimanere al pezzo rimandandole a fine partita. Solo al triplice fischio contano per davvero…

Ma torniamo al tenue argomento della crescita. A Sassari e poi sabato in casa la Spal è parsa più tonica, fisicamente in migliore condizione e più incline a condurre la partita con determinazione. A 180’ dalla fine della regular season, se si vuol cavare la pelle evitando la serie D, ci si può solo sforzare di valorizzare questi aspetti positivi nella speranza che serva a qualcosa. Il tifo farà la sua parte, su questo non si deve dubitare: anche a naso turato, sospingerà la Spal fino all’ultimo secondo. Come sempre.

Salvare il soldato Rao sarebbe un’altra buona cosa. Finito al centro di polemiche da discoteca, il ragazzo, un 2006, è andato nel pallone e si divora gol che in altro momento segnerebbe. Ha bisogno di un segnale, e a sua volta ne deve mandare. E’ giovanissimo ed è anche la risorsa migliore che il club ha sul futuro mercato. Va aiutato. Le armi della Spal sono poche e c’è bisogno di tutte quante. Certi errori non li ripeterà, c’è da giurarci. Se si può, si provi a perdonarlo come si farebbe con un nipotino, perché l’età è quella.

Mauro Malaguti

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