REDAZIONE FERRARA

Soffocò la madre nel letto. La svolta in Appello, . Franzolin deve risarcire

Assolto in primo grado, ora è imputabile ma solo conseguenze civilistiche. Provvisionali da 50mila euro ai fratelli. La sorella: "Giustizia per nostra mamma".

Soffocò la madre nel letto. La svolta in Appello, . Franzolin deve risarcire

Stefano Franzolin dovrà risarcire i fratelli per la morte della madre Alberta Paola Sturaro. La corte d’Assise Appello ha sparigliato le carte del processo per l’omicidio di via della Ghiara, nel quale il 49enne che nel marzo 2022 aveva soffocato la madre con un cuscino era stato assolto in primo grado per vizio totale di mente. Aspetto quest’ultimo che i magistrati bolognesi hanno giudicato diversamente, ritenendolo invece imputabile. In Appello – proposto soltanto ai fini civilistici – la corte ha stabilito che per configurare il vizio totale di mente devono mancare sia la capacità di intendere che quella di volere. Franzolin, invece, aveva conservato, "seppur grandemente scemata", la capacità di intendere. I giudici bolognesi lo hanno quindi ritenuto ‘solo’ parzialmente incapace e quindi responsabile del fatto, condannandolo – soltanto ai fini civilistici – al risarcimento del danno, quantificato in 50mila euro a titolo di provvisionale per ciascuno dei due fratelli. Poche parole a commento della sentenza da parte dell’avvocato Alberto Bova, legale del 49enne attualmente assistito in una Rems. "Aspettiamo le motivazioni – ha dichiarato – e poi faremo ricorso in Cassazione ai fini civilistici".

Soddisfatta invece Sonia Franzolin, parte civile insieme al fratello Alessandro. "Finalmente – è il commento a caldo – mia madre ha ottenuto giustizia ed è stata censurata la pigrizia investigativa del pubblico ministero, che si è sempre accontentato della versione dei fatti fornita da mio fratello. Adesso è venuta fuori la verità, e cioè che mia madre è stata uccisa non all’esito di un litigio, ma mentre era coricata a letto, e colta di sorpresa. Per soffocarla Stefano le aveva anche rotto una costola, e poi aveva ricomposto il letto e il cadavere, per far credere a una morte naturale. Solo grazie alla tenacia del nostro difensore siamo riusciti a dimostrare che non si è trattato di un raptus, ma di un omicidio preordinato, il cui movente trae origine dalla scoperta di numerosi prelievi di danaro che mio fratello Stefano aveva fatto dal conto corrente di mia madre". Fin dalla prima fase delle indagini, aggiunge la sorella dell’imputato, "avevo chiesto per due volte al pubblico ministero di essere sentita personalmente, per fornire il mio contributo alla ricostruzione del fatto, ma lui se ne è completamente disinteressato, e questo è stato per me una ulteriore ferita".

Federico Malavasi