di Francesco Franchella
Contrastare una modernità invadente giocando con la modernità stessa. Utilizzare lo schermo non come mezzo pubblicitario o informativo, ma come espressione artistica. Trasferire l’arte stessa da una tela al corpo umano, puntando su azione e movimento, con performance che hanno fatto la storia. Questo è stato il Centro Video Arte di Palazzo dei Diamanti di Ferrara negli anni Ottanta. E questo viene ricordato nell’iniziativa ‘Video-SettingVideoarte: origini e sperimentazioni’, organizzata negli spazi espositivi della ‘Zanzara arte contemporanea’ sotto la direzione artistica di Maurizio Camerani, con il supporto tecnico di Feedback Aps e il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ferrara.
La rassegna annuale, alla sua prima edizione, è articolata in sei conferenze sul tema, un’esposizione fotografica, alcune proiezioni video e due importanti mostre (tutto a ingresso libero). Con i massimi esperti del settore si tratterà degli anni in cui il Centro Video Arte di Palazzo dei Diamanti ha rivestito un ruolo di assoluto rilievo nel panorama dell’arte contemporanea. Lo scorso sabato si è tenuto il primo appuntamento con Carlo Ansaloni, che ha trattato le origini e la collezione del Centro Video Arte. Nel frattempo, è stata inaugurata la mostra (visitabile fino al 18 febbraio) ‘Set 1978-1988 il Centro Videoarte nelle fotografie di Marco Caselli Nirmal’, a cura di Massimo Marchetti, incentrata su una selezione di scatti e una proiezione di alcune fotografie di Marco Caselli Nirmal. Il fotografo freelance ferrarese, infatti, negli anni Settanta e Ottanta ha portato avanti alcune importanti collaborazioni con la Sala Polivalente e il Centro Video Arte di Ferrara. Il risultato di questo periodo è racchiuso in un archivio fotografico di valore inestimabile, soprattutto laddove ritrae immagini di performance artistiche uniche e irripetute, come ‘Relation Work’ di Marina Abramovich e Ulay, eseguita a Ferrara nel 1978. "Ho seguito con grande cura i lavori che il Centro Video Arte creava attraverso performance e video installazioni nella Sala Polivalente e non solo". In quell’ambito, l’obiettivo fotografico di Nirmal era (e lo è tuttora) infallibile nel catturare quell’attimo chiave in grado di raccontare non tanto il soggetto, ma l’atmosfera che il soggetto stesso animava. "La novità del Centro – continua il fotografo – è consistita nel pensare al mezzo televisivo come espressione artistica. Il mio intervento, di conseguenza, si configurava come complice dell’artista". "Non facevo il giornalista-fotografo, ma il fotografo-artista". Una differenza fondamentale. "Il Centro Video Arte – chiosa Nirmal – mi ha insegnato il potere dell’interazione fra le arti, fra musica, teatro, installazioni".