REDAZIONE FERRARA

Sequestro alla mostra di Sgarbi: “Pala d’altare rubata 40 anni fa”. C’è un’inchiesta per ricettazione

Il dipinto doveva essere esposto al Diamanti, preso dai carabinieri a tre giorni dall’inaugurazione. L’ex sottosegretario: “Me l’hanno venduto con un regolare atto”. Gli avvocati: lui è la parte offesa

In alto, il Compianto su Cristo Morto sotto sequestro. A sinistra, la sala del Palazzo dei Diamanti dove avrebbe dovuto essere esposto

In alto, il Compianto su Cristo Morto sotto sequestro. A sinistra, la sala del Palazzo dei Diamanti dove avrebbe dovuto essere esposto

Ferrara, 9 novembre 2024 – Manco il tempo di godersi la fresca nomina a presidente della Fondazione Ferrara Arte, che su l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi piomba una nuova grana (dopo le inchieste per esportazione illecita di Imperia e di riciclaggio di Macerata). Il vulnus ora ruota attorno al Compianto sul Cristo morto, una pala d’altare (118 per 86,5 cm) griffata nella metà del XVII secolo, copia inedita dal pittore ferrarese Giovanni Battista Benvenuti, detto Ortolano.

La quale era stata appiccicata nella sala 9 di Palazzo dei Diamanti in occasione della mostra ’Il Cinquecento a Ferrara: Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso’, organizzata da Sgarbi, e inaugurata il 12 ottobre. Peccato che quel dipinto – presente nel catalogo e proveniente dalla collezione Cavallini-Sgarbi che ne rivendica la proprietà –, sia stato sequestrato e portato a Roma tre giorni prima, il 9, dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio. “C’è un provvedimento dell’autorità giudiziaria”, diceva ieri al Carlino il direttore della Fondazione, Pietro Di Natale, aggiungendo che “nella sala non è stato sostituito”. “Si tratta di una copia quasi coeva dell’opera esposta alla Galleria Borghese”, spiega Paganello Spetia, giornalista in pensione, origini di alto lignaggio, la cui famiglia nel 1984 subì un grosso furto nel nobile palazzo di Bevagna, nemmeno 5mila anime nella provincia di Perugia. “I ladri ci portarono via mobili e quadri”.

E nel sacco misero pure l’inedito del Compianto sul Cristo morto. “Papà – continua il figlio Paganello – fece subito denuncia ai carabinieri”. Ma del dipinti, e del resto del bottino, non si seppe più nulla. “Per 40 anni”. Perlomeno fino all’indagine aperta per ricettazione, contro ignoti al momento, dalla Procura di Macerata che lo scorso 9 ottobre ha inviato sotto traccia i carabinieri a Ferrara. E Sgarbi che c’entra? Lui si difende. “Il dipinto me l’hanno venduto con un regolare atto – precisa, mentre il Pd ferrarese ne ha già chiesto la testa al sindaco Fabbri dalla Fondazione – e non sono assolutamente indagato. È stato preso da me durante un restauro e portato alla mostra ai Diamanti”. Secondo i suoi difensori, che al momento del sequestro hanno esibito il contratto di acquisto, sarebbe Sgarbi “la parte offesa nel procedimento”.

Dai carabinieri, un mese e mezzo fa, è stato convocato Spetia per un riconoscimento. “Mi hanno mostrato – dice – delle foto del dipinto che ci avevano rubato, non sapevo nemmeno fosse stato ritrovato, che doveva essere esposto a Ferrara e imparo ora che risulta di proprietà di Sgarbi”. E c’è pure un’altra opera della collezione del critico divenuta oggetto di indagine, come riportato da un’inchiesta di Report e del Fatto: la statua ’Madre con figlio’, risultata rubata nel 1997 dalla cappella della famiglia Nannipieri a Cascina (Pisa), un’opera poi esposta nel 2022 al Mart di Rovereto, altro museo presieduto da Sgarbi.