ALBERTO LAZZARINI
Cronaca

Se il cous cous è made in Italy: "Stabilimenti al top d’Europa"

Dal classico al biologico, Bia di Argenta leader nella produzione. "Vendiamo anche in Maghreb"

Se il cous cous è made in Italy: "Stabilimenti al top d’Europa"

Giulia Pasquali, responsabile commerciale della Bia di Argenta (Ferrara), azienda leader nella produzione di cous cous

ARGENTA (Ferrara)

Dove si trova lo stabilimento più importante d’Europa di produzione del cous cous? Ma in pianura padana, dove sennò? E per la precisione ad Argenta, nel Ferrarese. La Bia – questo il nome dell’azienda – da vent’anni opera in questo segmento di mercato in costante crescita e in breve tempo ne è divenuta la leader grazie a grandi capacità, impegno, inventiva e a un team di ricerca di indiscusso livello. Poi, va detto subito, il cous cous si presenta in mille allettanti versioni, come spiega la responsabile commerciale Giulia Pasquali.

"È proprio così. Il cous cous, declinato in moltissimi modi, è decisamente versatile. Nei nostri tre stabilimenti produciamo sia quello classico, convenzionale di grano duro, sia cous cous biologici fatti con farina di farro, orzo, mais e riso. Abbiamo anche uno stabilimento dedicato al cous cous senza glutine realizzato con farine di legumi (piselli, ceci, lenticchie, grano saraceno)".

Le massaie possono impiegare il cous cous in svariati modi.

"Esatto. È abbinabile a carne, pesce, verdure, ma anche per fare dolci, visto che assorbe liquidi come caffè o vino rosso, oltre che il brodo ovviamente per altri piatti".

Il cous cous a questa latitudine: perché?

"È stata una sfida. Vent’anni fa questo ramo d’azienda è stato venduto e sotto la nuova gestione dell’ingegner Luciano Pollini si decise di andare avanti e accettare la sfida. Alla fine del 2022 Bia è stata acquisita dal gruppo BF, già Bonifiche Ferraresi, che come è noto è l’attore agroindustriale più importante d’Italia".

Il fatturato è in costante crescita.

"Esatto. Dai 42,5 milioni del 2022 ai 47 dell’anno scorso e ai 50 che contiamo di raggiungere quest’anno".

Quanto incide l’export?

"Molto, per oltre l’80%. I nostri principali mercati esteri sono Francia (per ben il 50%), Spagna, Germania, Portogallo, Sudafrica, Polonia, Olanda, Scandinavia, ma anche Australia e America".

Poi vendete anche nel Maghreb, un po’ come gli esquimesi col ghiaccio. "È vero che il cous cous è nato là, ma la loro produzione è rimasta classica, così noi con la nostra diversificazione di prodotto abbiamo ottime possibilità di sviluppo".

Il vostro modo di produrre è "rispettoso".

"Esatto: Bia si contraddistingue anche per essere una realtà che lavora e produce in modo rispettoso e attento verso l’ambiente, il pianeta e tutti gli stakeholder. Il cous cous di per sé è un prodotto ecosostenibile, infatti non spreca acqua né energia".

La ricerca è un vostro punto di forza.

"In questi vent’anni abbiamo costantemente sviluppato la ricerca per raggiungere i risultati che volevamo, sempre migliori. Alcune lavorazioni, ad esempio, hanno richiesto mesi di approfondimenti e di impegno per ottenere il prodotto quasi perfetto. La qualità dei cous cous Bia è quindi garantita da una tecnologia d’avanguardia, da sistemi completamente automatizzati e dalla meticolosa selezione delle materie prime, che consentono di offrire un elevato standard qualitativo".

Quanti sono i dipendenti?

"Settantadue".