Ferrara, 29 agosto 2024 – Hanno giocato d’anticipo numerosi dirigenti scolastici della nostra provincia che hanno ’bandito’ il telefonino dalle aule senza aspettare il cartellino rosso del ministro Giuseppe Valditara. Anzi, hanno fatto anche un passo in più. Dice la professoressa Marianna Fornasiero, dirigente dell’Iis Einaudi: "Perché non hanno esteso il divieto anche ai primi due anni delle superiori? I ragazzini arrivano da noi e si scatenano. Dopo gli anni della primaria e secondaria di primo grado durante i quali magari il cellulare non si può usare, si abbandonano tra i banchi degli istituti superiori ad un utilizzo selvaggio. I primi due anni sono quelli più critici".
All’Einaudi sono stati installati dei raccoglitori attaccati al muro nei corridoi. "Hanno le tasche numerate, i ragazzi vi lasciano il cellulare prima di entrare in aula per fare lezione. Il progetto è stato condiviso con le famiglie". I ragazzi entrano a scuola con telefonini che valgono anche mille euro, il via libera dei genitori è necessario per evitare grattacapi se ’spariscono’ o si rompono. L’Einaudi sta pensando di ’abbandonare’ le tasche per alcuni modelli di armadietto. Sms, WhatsApp, Facebook vanno a riposare in fondo alla tasca pure al Bachelet, istituto guidato dalla dirigente scolastica Emilia Dimitri. Anche qui sono stati i genitori a chiedere di intervenire, il consiglio d’istituto si è pronunciato all’unanimità mettendo un punto fermo ai display che si illuminano, abbaglianti flash sulle parole dei prof.
"Sono gli alunni ogni mattina al suono della campanella a riporre nella tasca il telefonino. Abbiamo giocato sulla loro responsabilità". Si intitola ‘Io lascio il cellulare’ il progetto del Bachelet, che sta già guardando a nuove frontiere della didattica. Sono stati acquistati i banchi ad hoc per le aule dedicate. E’ il modello Dada, innovativo metodo didattico che rivoluziona l’organizzazione scolastica. Nata a Roma nel 2014, l’idea ha preso piede, contagiando 200 scuole in tutta Italia. Come funziona? Un po’ come nelle università. Niente più aule assegnate alle classi, ma ambienti di apprendimento dedicati a ciascuna disciplina.
"Noi siamo pronti a intraprendere questa sperimentazione che si fonda, anche in questo caso, sulla responsabilità del ragazzo". Motivo d’orgoglio, come il varo sempre quest’anno della Prima T turismo, secondo il piano sperimentale del ministero. "In Italia ne sono nate 170, una è la nostra. Qui a Ferrara", sottolinea Emilia Dimitri senza nascondere la soddisfazione.