Si allungano i tempi dell’indagine sulla tragedia di Giancarlo Baruffaldi, imprenditore 49enne di Occhiobello morto il 25 agosto in un incidente sulla strada provinciale 545 tra Codigoro e Volano, all’altezza di Pomposa. I medici legali, incaricati dal pubblico ministero Andrea Maggioni di chiarire le cause del decesso e stabilire cosa sia successo nelle due ore intercorse tra lo schianto e la morte, hanno chiesto una proroga dei termini per concludere il lavoro. Già depositata invece l’altra consulenza richiesta dalla procura, quella cinematica. La relazione dell’ingegner Alfonso Micucci evidenzierebbe due aspetti sostanziali: primo, la macchina stava viaggiando a velocità sostenuta. Secondo, in quel tratto di strada mancava una segnaletica adeguata. Conclusioni che ora dovranno essere valutate dal pm al fine di ipotizzare eventuali responsabilità nell’accaduto. Subito dopo i fatti, lo ricordiamo, fu aperta un’inchiesta per omicidio colposo. Nel registro degli indagati sono state iscritte tredici persone, tra tecnici della Provincia (ente responsabile della strada in cui si è verificato l’incidente) e sanitari che sono intervenuti sul posto per prestare soccorso a Baruffaldi, alla moglie e alle figlie.
Lo schianto. Secondo le prime ricostruzioni, quella mattina la Bmw di Baruffaldi si stava dirigendo verso il mare quando, all’altezza dell’incrocio con la Statale Romea, ha sbandato improvvisamente invadendo la corsia opposta. L’auto ha poi terminato la propria propria corsa nella scarpata, ribaltandosi su un fianco. Alcuni automobilisti hanno assistito alla scena e hanno allertato subito i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, i vigili del fuoco di Codigoro, le pattuglie della polizia stradale per i necessari rilievi e i carabinieri che hanno provveduto a regolare il traffico nel tratto in cui è avvenuto l’incidente. Nello schianto sono rimaste ferite anche la moglie e le figlie dell’imprenditore 49enne, tutte trasportate in ospedale ma non in pericolo di vita. Tragico, invece, l’epilogo per Baruffaldi. L’uomo, stando a quanto emerso dagli accertamenti, sarebbe uscito da solo dall’auto subito dopo il fatto, avvenuto intorno alle 11.30. Un paio d’ore dopo, il suo cuore ha cessato di battere. Da qui la necessità degli inquirenti di capire cosa sia successo in quel lasso di tempo e perché la situazione sia rapidamente degenerata fino alle estreme conseguenze.
Federico Malavasi