Nemmeno un euro per la Cinquecento Fiat finita in pezzi dopo lo schianto con un daino. Era il 4 giugno di quest’anno, il veicolo di Chiara Manfrini, 28 anni, di Bosco Mesola. In auto con lei il piccolo Edoardo, appena 11 mesi, alla guida il marito Youri Roma, 26 anni. Lo scenario – ore 21.20 – la strada Romea, a pochi metri dal ristorante ‘La Greppia’, territorio di Comacchio.
"Un daino – racconta quella sera impressa in modo indelebile nella memoria – è piombato dal nulla contro la macchina, poi nel buio è scomparso. Il mio compagno si è fratturato due costole, il bambino era sotto choc, paralizzato dalla paura". L’auto? "Da rottamare", dice ancora. Danno stimato dall’infortunistica alla quale si sono rivolti, 5mila euro. Nei giorni scorsi la risposta della Regione, anzi dell’ente che si occupa di queste pratiche per conto dell’Amministrazione. "Dal contenuto della richiesta danni pervenuta – si legge nella documentazione consegnata alla coppia –… si ritiene non impegnata la responsabilità civile della Regione Emilia Romagna, in quanto l’attività di programmazione e pianificazione in ambito faunistico (piano faunistico regionale) è stata esercitata e svolta, con assolvimento di quanto richiesto dall’ordinamento in campo all’Ente". Non era il primo incontro ravvicinato per Chiara. Mercoledì 29 maggio, ore 21,30, strada Acciaioli, giusto qualche giorno prima. Alla guida di un’Audi A1 c’è lei, il bambino nel seggiolone dietro. Appena superato il semaforo all’incrocio, a lido delle Nazioni, un boato. I daini sono due. Uno finisce sul cofano, l’altro contro la fiancata. L’airbag esplode, il gas le ustiona un braccio. I due daini, spariti. "Abbiamo chiesto, questa la stima dell’infortunistica, 11mila euro di danno per l’auto. Ma a questo punto crediamo che non ci sarà alcun risarcimento. Due schianti, noi rimasti feriti con tanto di certificati medici. E nemmeno un soldo. Ci hanno prestato una macchinetta i genitori, dobbiamo andare a lavorare, spostarci. Siamo in forte difficoltà".
Ma se la Regione non c’entra allora chi paga? Il nodo è il piano faunistico che prevede l’abbattimento di 140 daini nella provincia per la stagione venatoria. Un piano che effettivamente la Regione ha fatto, invitando anche a darvi esecuzione. Ma che è rimasto sulla carta lo scorso anno e che anche adesso non è ancora stato applicato. Perché? Un mistero. Gli Atc (ambiti territoriali di caccia) con un certo numero di cacciatori sono pronti ad entrare in azione, le associazioni venatorie lo chiedono a gran voce. Ma ci sono intoppi, ostacoli. Le armi, quali usare. Il parco del Delta, è area protetta. La paura davanti a una frangia di animalisti. E’ la Provincia con la polizia provinciale a dover normare come intervenire. E invece? Tutto fermo. E i daini proliferano. "Ci siamo rivolti al Comune di Comacchio dove è avvenuto l’incidente con la 500 – racconta –. Ci hanno risposto che non tocca a loro pagare, che tocca alla Regione. E che ci sono i cartelli che invitano ad andare piano proprio per la presenza di animali selvatici. Ma noi, come è stato dimostrato, andavamo a passo d’uomo. E poi ditemi voi come fai ad evitare un daino che ti piomba sull’auto, non riesci neppure a capire cosa stia succedendo. E per fortuna il mio bimbo era sul seggiolone". Di nuovo la pratica arrivata dall’ufficio sinistri che segue la Regione: "La competenza dell’autorità regionale è limitata alla predisposizione dei piani di abbattimento, la cui esecuzione è demandata ad altro soggetto". "Che vuol dire? Devo andare in giro io con il fucile ad abbattere i daini". Chiara Manfrini, 28 anni, di Bosco Mesola, vittima della burocrazia.