
Italo Bocchino, ex parlamentare e direttore del Secolo d’Italia, ospite al Carlton. Con il gruppo ’Ferrara Cambia’ ha presentato il suo libro: "L’elettorato ci segue".
Per qualcuno è una minaccia, per altri un auspicio, per l’autore uno stato di fatto. Comprovato dalla storia del nostro Paese. Italo Bocchino nella sua vita è stato tante cose, fra cui parlamentare per quattro legislature: sempre a destra. Direttore del Secolo d’Italia, venerdì sera è stato ospitato dall’associazione Ferrara Cambia, presieduta da Andrea Maggi, per presentare il suo ultimo libro ‘Perché l’Italia è di destra. Contro le bugie della sinistra’ (edito da Solferino). Un saggio che non solo ripercorre la storia della destra – l’occasione della presentazione era ghiotta arrivando all’indomani delle celebrazioni per i trent’anni dalla fondazione di Alleanza Nazionale – ma che traccia una rotta sulle priorità a cui deve dar peso l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Sala dell’hotel Carlton gremita di curiosi e sostenitori del gruppo – capitanato dall’ex assessore – in "costante espansione", sottolinea lo stesso Maggi in premessa, annunciando a strettissimo giro di posta anche l’arrivo di Gianfranco Fini. Il ‘padre nobile’ della destra istituzionalizzata che molti stanno riabilitando. D’altra parte, come afferma Bocchino, accogliendo l’approvazione dell’amico e in qualche modo regista della serata Simone Lodi, "della destra va fatta una lettura unitaria che si suddivide in tre grandi momenti, che corrispondono in qualche misura alle fasi storiche condotte dai leader: Giorgio Almirante, Gianfranco Fini e Giorgia Meloni.
Ancor prima delle elezioni del 1994, già il Msi elesse diversi sindaci e andò al ballottaggio in città importanti come Napoli e Roma, dimostrando un forte consenso da parte degli elettori. Adesso, saldamente al governo del Paese con Fratelli d’Italia e il premier Meloni". A proposito delle ricette alternative alla destra, raccontando un simpatico aneddoto che riguarda il gran visir del Pd, Goffredo Bettini, Bocchino spiega la tesi di fondo del suo saggio. "Dopo le Europee – così Bocchino – l’agenzia Demos ha condotto un sondaggio sui flussi di voto in cui emerge un dato piuttosto significativo. Il 39% degli operai ha espresso la propria preferenza per Fratelli d’Italia. Solamente il 19% per il Pd. Questo significa che l’elettorato non solo spesse volte non comprende la ricetta politica della sinistra, ma in qualche misura la teme. Dopo la caduta del muro di Berlino, non c’è stata la capacità di una ricetta alternativa". Secondo l’autore la sinistra è stata legittimata "non dal popolo, ma da giochi di potere e ribaltoni". Motivo attorno al quale il giornalista ipotizza due scenari. "Il premier Meloni – scandisce – governerà dieci anni e potrebbe essere la prima presidente della Commissione Europea ad essere eletta direttamente dal popolo". Sul rapporto "piuttosto complesso con Berlusconi" Bocchino indugia per rimarcare un concetto: "Senza di lui la destra sarebbe potuta andare al potere, magari dopo qualche anno, come dimostrano i risultati elettorali del Msi prima di Fiuggi. Lui, senza la destra, non sarebbe mai potuto diventare premier".