"Sono rammaricato per quello che è successo e mi scuso. Ero in un momento di difficoltà e di lutto". Alessandro Buzzi, fratello minore di Davide, il 43enne ucciso il primo settembre al bar Big Town di via Bologna dal titolare Mauro Di Gaetano e dal padre Giuseppe, ha parlato per circa venti minuti davanti al giudice per le indagini preliminari Carlo Negri. Il 41enne era stato messo ai domiciliari nel pomeriggio di domenica a causa del putiferio scatenato il 3 ottobre al pronto soccorso dell’ospedale del Delta, dove si era recato per farsi medicare una gamba da una ferita rimediata dopo aver sfondato la vetrina del Big Town. L’uomo è accusato di resistenza a incaricato di pubblico servizio e lesioni aggravate. Quella sera, intorno alle 21, dopo essere rientrato in corriera da Ferrara si era infatti presentato al pronto soccorso del Delta per farsi medicare. Mentre i sanitari si prendevano cura di lui ha dato in escandescenza, rovesciando sedie, scagliando oggetti, aggredendo e minacciando un medico e due infermiere. Dopo i fatti, per prima cosa fu raggiunto da un foglio di via da Ferrara firmato dal questore Salvatore Calabrese.
Il conto della procura è invece arrivato domenica, con un ordine di custodia ai domiciliari richiesto dal pubblico ministero Barbara Cavallo e disposto dal gip Carlo Negri. Buzzi è stato raggiunto dall’ordinanza al suo rientro per il ponte dell’Immacolata dall’Austria, dove si era recato per lavorare come cuoco. Ieri pomeriggio in tribunale si è svolto l’interrogatorio di garanzia. Assistito dall’avvocato Giampaolo Remondi, il 41enne ha deciso di rispondere alle domande. Innanzitutto si è detto dispiaciuto per l’accaduto e ha collegato il suo comportamento alla complicata fase che stava attraversando, legata alla morte violenta del fratello avvenuta appena un mese prima. Il legale dell’indagato ha chiesto al giudice che i domiciliari vengano sostitutiti con una misura non custodiale, ma su questo aspetto il giudice non si è ancora espresso.
f. m.