MARIO BOVENZI
MARIO BOVENZI
Cronaca

San Bortolo apre le porte. Viaggio nel simbolo di reclusione: "Ora è il nostro luogo del cuore"

Il complesso ad Aguscello era il vecchio manicomio, in un’ala ci sono ancora i pazienti psichiatrici. Proprio loro con il personale dell’Usl hanno allestito una mostra con i quadri, tra le tele la speranza.

Il complesso ad Aguscello era il vecchio manicomio, in un’ala ci sono ancora i pazienti psichiatrici. Proprio loro con il personale dell’Usl hanno allestito una mostra con i quadri, tra le tele la speranza.

Il complesso ad Aguscello era il vecchio manicomio, in un’ala ci sono ancora i pazienti psichiatrici. Proprio loro con il personale dell’Usl hanno allestito una mostra con i quadri, tra le tele la speranza.

Elisa Barbaro e Marianna Maiolatesi sono al banchino, davanti a loro, ben stese le cartine e le mappe, i depliant del Fai. Primavera si fa un po’ attendere, i turisti no. Assiepati già ieri mattina davanti a quel cancellone. C’è una freccia, su fondo giallo. Oltre colonne e muri di mattone, capitelli, tetti coperti dall’erba che si insinua nelle crepe. Il sentiero tracciato dal Fai porta all’antica chiesa e al convento di San Bartolo. Una parte del complesso è ancora utilizzata, è la residenza psichiatrica. C’è una data, 13 maggio 1978. Entra in vigore la legge Basaglia, si chiudono i manicomi. Ma quelle stanze continureanno ad ospitare chi ha bisogno di cure, anche un po’ d’affetto. E’ di proprietà dell’Ausl di Ferrara, ci sono persone che in quei reparti lavorano con passione.

Chiesa di San Bortolo, le transenne, si entra un po’ alla volta. C’erano quadri e affreschi. Tra i volontari del Fai, gli occhi verdi che si illuminano quando lo sguardo incrocia l’arte, Francesca Cataldo. Elisa, Marianna, Francesca sono entrate nelle fila del Fai da un anno, fanno parte di un esercito di giovani che risponde presente all’appello della grande bellezza. Ieri erano lì, ci saranno anche oggi da Ferrara a Codigoro, da Ospital Monacale a Poggio. Tutte e tre da un anno alzano il velo che a volte copre monumenti, piazze, orizzonti dove la natura a volte si nasconde, con loro si svela. E’ ortottista Francesca, misura la vista, professionista degli occhi, ieri in quello spazio verde e diroccato professionista dell’arte. Nel prato poco oltre il pozzo si forma, davanti all’ingresso della chiesa, un drappello di visitatori, giacche a vento, papaline, qualche ombrello. La pioggia non li ferma. Oltre il pesante portone, Giulia Fortini e Nicoletta Masperi, una veterana. Fa parte del Fai quasi da dieci anni. "Sono laureata in architettura, sono stata coinvolta da Barbara Pazi, capo delegazione Fai di Ferrara. Eccomi qui". Ci sono le transenne, comune di Ferrara si legge, avanti non si va. "I quadri – spiega Giulia Fortini – sono andati bruciati, alcuni sono ‘dispersi’. Erano capolavori, di Garofalo. Gli affreschi sono conservati nella pinacoteca". Di nuovo in giardino, i volti e l’energia di Sara Manzi e Vittoria Facchini. "Studio ingegneria edilizia e architettura nella facoltà di Bologna", qui c’è materiale per lei. In quelle line geometriche, la struttura, le volte. Antico Borgo della Misericordia, Aguscello, a pochi chilometri dalla città e dalla Basilica di San Giorgio, la prima cattedrale di Ferrara. Pietre che trasudano storia, della vita di chi si è fermato, è passato di lì, anche solo a guardare.

San Bartolo, Aguscello, candidato nel concorso nazionale i luoghi del cuore. Più voti, più accendi una luce su uno scorcio di Ferrara, contro il degrado che avanza nelle radici dell’edera che avvolgono il noviziato, in grave stato salute. Luoghi del cuore, come quello che mettono ogni mattina in quei reparti Chiara Zara, Nico Landi, Enea Ronconi, Lucia Pandini. Fanno parte del personale della residenza psichiatrica che, concessione al passato, si chiama ’Il Convento’. Le Aziende sanitarie hanno aderito all’iniziativa del Fai, aperte le porte della chiesa di San Bartolomeo fuori le mura, detta San Bartolo. Era un luogo di reclusione, ora è luogo di cura per chi soffre di un disturbo mentale. Nell’atrio ci sono stagioni, emozioni, fantasia in cornice. Il pennello è quello di Stefano Ferri, la sua mostra si intitola ’La luce nei colori’. "Quello è Comacchio", indica uno specchio di valle. Su un cavalletto il giallo di un campo di grano, giallo come il sole che ci ha messo lui.