di Federico Di Bisceglie
FERRARA
Ronald Reagan, forse non cambiò solo la politica americana. Mutò profondamente il modo di interpretare la politica in tutto l’Occidente. A tracciare il profilo della sua esperienza presidenziale alla Casa Bianca e dei riverberi su tutta l’Europa e non solo, è Gennaro Sangiuliano. Direttore del Tg2, giornalista e intellettuale, Sangiuliano è approdato nelle librerie con ‘Reagan, il presidente che cambiò la politica americana’ edito da Mondadori. Stasera, a partire dalle 21, l’autore presenterà il volume nell’evento organizzato dall’amministrazione comunale alla palazzina Marfisa d’Este. Dopo i saluti del sindaco Alan Fabbri, al tavolo dei relatori si alterneranno l’assessore alla Cultura Marco Gulinelli, il presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi e il presidente della Commissione Cultura dell’Ordine dei Giornalisti Alberto Lazzarini. Modera Nicola Minelli, ufficio comunicazione del teatro Abbado. Proprio in vista della serata, abbiamo fatto due chiacchiere con il direttore del Tg2, per capire il senso profondo del libro dedicato a colui che scompaginò gli equilibri dei salotti liberal statunitensi.
Sangiuliano, che cosa è rimasto della svolta politica impressa da Reagan nel corso del suo mandato presidenziale?
"Di recente anche l’attuale presidente Joe Biden ha citato Reagan, che è quindi diventato ‘patrimonio’ indiscusso e bipartisan. Nella fattispecie, l’attuale presidente degli Usa lo ha ricordato per il suo entusiasmo, per la sua capacità di smuovere la politica e l’economia americana in un momento di stallo drammatico per il Paese. Ecco, ora quella ricetta è da applicare alla nostra economia e all’Italia, falcidiata dalla pandemia. Le azioni di Reagan, allora, ebbero un riverbero su tutto l’Occidente che, nella scia di ripresa degli Stati Uniti, seppe rialzarsi e vivere un momento florido".
Perché le decisioni di Reagan furono così efficaci?
"Perché ruppero per la prima volta, in maniera significativa, i vecchi schemi del passato. E’ un po’ quello che dovremmo fare oggi: rompere con il politicamente corretto, e tutto quello che implica, come fece lui allora".
Secondo lei il modo di concepire e impostare l’azione politica da parte del presidente repubblicano potrebbe essere fonte di ispirazione per raggiungere gli obiettivi che il premier Mario Draghi ha posto nel piano di ripresa e resilienza?
"Reagan era un liberale, figlio di una tradizione che affondava le radici nella tradizione cara a pensatori del calibro di Von Hayek. Anche Draghi del resto si può definire un liberale, anche per via della sua capacità di prendere decisioni superando i luoghi comuni e le faziosità. Per cui, come riferimento, potrebbe essere calzante".