FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Il reato di tortura sott’esame, la madre di Aldrovandi: "Un’ipotesi che mi spaventa"

Patrizia Moretti perse il figlio diciottenne a seguito del pestaggio in un intervento della polizia Il dibattito innescato da una proposta di Fd’I. Foti: "Si apra una riflessione" . L’ira di Cucchi

La madre di Federico Aldovrandi

La madre di Federico Aldovrandi

Ferrara, 26 marzo 2023 – Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi, alla Camera è spuntata una proposta di legge targata Fratelli d’Italia per abrogare il reato di tortura, introdotto nel codice da pochi anni. Anche alla luce del suo tragico vissuto, che effetto le ha fatto questa notizia?

"È singolare, ma la prima cosa che mi è venuta in mente è stata un’immagine che vedevo alla tv quando ero bambina. Un cartone animato che davano durante ‘Carosello’. Erano gli anni Settanta".

Ce lo racconta?

"C’era un pirata che si chiamava, se non ricordo male, ‘Mani di fata’. Chiedeva al suo capitano se poteva torturare un prigioniero. Il capitano gli dava un colpo sulla testa e gli diceva: ‘Ma cosa vuoi torturare’. Abolendo quel reato il capitano autorizzerà il pirata a cui piace tanto torturare?".

Si è data una risposta a questa domanda?

"Mi rendo conto che possa sembrare un’associazione di idee assurda, ma mi ha fatto riflettere. Ho pensato che la tortura c’è ed è sempre esistita. Fa parte della nostra storia e io vorrei che sparisse dall’evoluzione civile che dobbiamo avere come società. Purtroppo però c’è. E l’abbiamo vista mille volte".

Si riferisce anche alla vicenda di Federico?

"Sì, parlo anche di mio figlio. Quella che ha subito Federico è stata una tortura, salvo poi essere superata dall’omicidio stesso. Ma penso anche ad altri che hanno condiviso una sorte analoga alla sua".

A chi pensa?

"A Stefano Cucchi (il geometra romano morto mentre si trovava in custodia cautelare, ndr ) o a Giulio Regeni (il dottorando triestino rapito e ucciso al Cairo, ndr ), solo per citarne alcuni".

A proposito, la sorella di Stefano, la senatrice Ilaria Cucchi, ha lanciato un appello al presidente della Repubblica per salvare il reato di tortura. Come giudica questa sua iniziativa?

"La sostengo nella maniera più assoluta. Con Ilaria siamo allineate, così come con tante altre famiglie che hanno avuto queste tragiche esperienze. La solidarietà è massima".

Torniamo alla proposta di legge. Tra le ragioni che muovono Fd’I c’è l’incertezza applicativa della norma, che potrebbe far ricadere nello stesso ‘calderone’ molte condotte delle forze di polizia, tra cui l’uso legittimo della forza. Qual è il suo punto di vista?

"Non sono d’accordo. Esercitare legittimamente la forza non significa arrivare a tormentare le persone. In caso di arresto ci sono strumenti e modalità tali da non infierire sul fermato. Se ci sono abusi, allora quella si chiama tortura. Confesso che mi spaventerebbe molto l’abolizione di quel reato".

Perché?

"Seppur la legge in questione sia migliorabile, il nostro ordinamento ha un reato che punisce questo tipo di comportamenti. Nel momento in cui quel reato non è più previsto, significa che quel comportamento è lecito. A quel punto la domanda è: a chi giova?"

Intuisco che una risposta se l’è già data...

"In realtà è una domanda che potremmo lasciare aperta. Le risposte che mi sono data sono due ed entrambe brutte".

Proviamo lo stesso a darle?

"La prima risposta è che forse si vuole lasciare impunito chi decide di esercitare una violenza oltre misura. Come nel caso del pirata di Carosello, che chiede di poter torturare per pura volontà di fare del male. O come nel caso di Federico e delle 74 lesioni subite mentre chiedeva aiuto. Quella, a mio avviso, è volontà di fare del male".

E la seconda?

"Temo che possano verificarsi condizioni in cui qualcuno dica di agire in questa maniera. Magari durante una manifestazione di piazza o nei confronti di una tifoseria. E questo mi spaventa ancora di più".

Ragioniamo per assurdo. Se il reato di tortura fosse esistito all’epoca della morte di Federico avrebbe potuto giocare un ruolo nei processi?

"Ripeto, quello che è accaduto è stato superato dalla morte di Federico. Credo però che la volontà di infierire e la mezzora di pestaggio non siano state commisurate come avrebbero dovuto. Ma non poteva andare diversamente, alcuni strumenti normativi all’epoca non c’erano. In ogni caso, il reato di tortura resta uno strumento importante".

Che fine ha fatto l’idea di intitolare ad ‘Aldro’ una biblioteca a Ferrara?

"Inizialmente doveva essere realizzata dove è nata la nuova caserma della polizia locale, ma il progetto è cambiato. Si parlò poi della zona dell’Ippodromo. Forse è questione di tempi tecnici, ma non ho più saputo nulla".