
L’indagine, della Procura di Bologna,. è coordinata dai carabinieri (foto d’archivio)
Anna (il nome è di fantasia, ndr) non ha più lacrime. "Dentro di me ho tanta rabbia – dice –, sgomento, incredulità, sbigottimento per l’incapacità di un’istituzione, quella della scuola, incapace di proteggere mia figlia dal momento in cui sono emersi i fatti". Dal 16 dicembre, giorno in cui i carabinieri, di fatto, durante una perquisizione mettono a conoscenza il plesso – una scuola Media ferrarese – che uno dei suoi docenti è formalmente indagato per adescamento di minore. Una sua giovanissima studentessa (inferiore a 14 anni) e figlia di Anna. "Poi ci riempiono la testa che bisogna denunciare e tu, scuola, da oltre un mese non sei riuscita ad allontanare quel professore dalla classe di mia figlia. Anzi, ogni giorno della settimana, a parte il giovedì, continua a fare tranquillamente lezione come se nulla fosse successo. E quel tutor – un insegnante di sostegno presente a ogni sua lezione come forma di controllo – a cosa serve? Quella si chiama protezione di una minorenne? Anche oggi (ieri, ndr) lui era in classe di mia figlia e ci sarà pure domani. Dunque, di cosa stiamo parlando?".
Si torna indietro con la mente, al 4 dicembre quando la donna scopre la chat maledetta sul telefono della figlia. "Andai a prenderla da un’amica, ero in auto sotto casa e iniziai a chiamarla. Ma senza risposta. Quando scese, le dissi: cosa te ne fai del telefono se poi non lo usi? Così decisi di sequestrarglielo". La sera prima era arrivata una prima avvisaglia alle orecchie della madre: la sorella, infatti, le aveva confidato che la nipote le aveva bofonchiato qualcosa sul rapporto telefonico in corso con il docente. "Le aveva detto che continuava a scriverle messaggi. Così – riprende – decisi di aprire Whatsapp e trovai la chat". Buio. I messaggini erano continui, come continue le carinerie spiccate dell’adulto: sei stupenda, ti adoro, ceno e sarò da te, ti penso sempre. Carinerie che poi, via via, sono diventate frasi ancora più proibite, agghiaccianti, insensate, "a sfondo sessuale", recita il capo di imputazione che porta la firma del pubblico ministero Augusto Borghini. "Stavo per svenire – dice ancora la mamma –, ero inorridita. Ho chiesto a mia figlia una spiegazione, la risposta è stata ’mamma non è successo nulla, non ti preoccupare’. Perché per lei era tutto normale, quel professore la riempiva di complimenti, attenzioni, la faceva sentire importante, l’ha soggiogata".
Tra madre e docente non vi sarà mai un contatto. Così nemmeno con la scuola. "Stavo per andarci mille volte, mi ha sempre fermato il mio avvocato, Simone Bianchi, dicendomi che c’era un’indagine in corso, non bisognava assolutamente correre il rischio di inquinare il lavoro degli inquirenti. Ha avuto ragione lui, in un mese la Procura di Bologna, che ringrazio di cuore, ha chiuso l’inchiesta". L’unico contatto con l’indagato lo ha avuto il compagno di Anna, il giorno dei colloqui proprio a scuola. "Era sudato, gli tremavano le mani, continuava a dire, nonostante nessuno glielo avesse chiesto, che non era un pedofilo e che il suo comportamento era uguale con tutti i suoi alunni. Non ha mai risposto all’unica domanda che il mio compagno gli fece: come andava mia figlia a scuola".
Scende la sera, in Anna cresce il sentimento di impotenza di fare qualcosa, se non gridare al mondo la "vergogna". Quella di un intero sistema scolastico incapace di tutelare una sua studentessa, di toglierle dalle lezioni quell’adulto. "Voglio, anzi pretendo, che venga cacciato dalla classe di mia figlia, dall’intera scuola e che non abbia più a che fare con altri bambini per evitare che ciò che è successo si possa ripetere". Un fiume in piena. L’Ufficio scolastico regionale ieri "rassicurava", dicendo che "nella classe c’è stata una compresenza con altri docenti per evitare problemi" e che non vi sarebbe stata "nessuna turbativa dell’ambiente, costantemente presidiato dal dirigente scolastico d’intesa con l’Uat di Ferrara". "Chiedo – chiosa la donna – a questi signori: questo vuol dire proteggere una minorenne? Questo vuol dire tutelarla, continuando a mandarle in classe il prof che la adescava seppur accompagnato da una insegnante di sostegno? Se in quella classe ci fosse stato un loro figlio, cosa penserebbero dell’istituzione scuola?". Tocca all’ultima domanda: adesso come sta la figlia? Anna si ferma, si commuove, un groppo alla gola le blocca ogni parola. Un respiro profondo. "È molto nervosa, in questi giorni è cambiata tanto, non sembra nemmeno più lei. E quando le chiedo qualcosa sulla scuola, risponde semplicemente ’va bene’. Questo incubo deve finire".