Poco personale e sovraffollamento di detenuti, il 20% dei quali potrebbe usufruire di pene alternative al carcere. Questa la situazione riportata in occasione della visita estiva alla casa circondariale Costantino Satta di Ferrara da parte di una delegazione del Partito Radicale, composta dai consiglieri nazionali Maura Benvenuti e Vito Laruccia. Ad accompagnarli in visita alla struttura sono stati l’ispettore Roberto Panico e l’assistente capo coordinatore Francesco di Micco, che hanno mostrato anche l’infermeria e le aree dedicate ai cosiddetti articolo 21 – cioè i detenuti ammessi al lavoro esterno e quelli in regime di semilibertà – e l’area colloqui, "molto importante e ben gestita", secondo Maura Benvenuti.
Tema scottante sono i suicidi, a livello nazionale 64 per i detenuti e sette per coloro che Marco Pannella chiamava i detenenti, gli agenti cioè della polizia penitenziaria, che come sostiene Vito Laruccia "hanno difficoltà lavorative, spesso si trovano a dover affrontare situazioni che non sono di loro competenza". Il carcere "è un mondo difficile, si fa fatica a non portare fuori il proprio lavoro – confermano gli agenti – c’è sovraffollamento di detenuti e carenza di personale, spesso si fanno più turni di servizio perché non ci sono nuovi arrivi. Molti arruolati, dopo appena pochi mesi in carcere, si congedano. Il carcere è lo specchio della società dal punto di vista delinquenziale, entrano detenuti in continuazione, il 20% di loro hanno una condanna breve da scontare, meno di un anno, e potrebbero usufruire di pene diverse dal carcere".
A fronte di una capienza massima di 240 detenuti, la struttura ne ospita invece 387. "A livello nazionale – sottolinea Laruccia – il ministro Nordio ha sostenuto che ci sono circa cinquemila detenuti che potrebbero uscire, ma non succede, servirebbe un provvedimento specifico, ed è questa la proposta che Irene Testa e Maurizio Turco hanno fatto al ministro. Parallelamente, a seguito di un consiglio nazionale, abbiamo suggerito ai detenuti di non dare vita a sommosse, ma di fare richieste di grazia al Presidente della Repubblica, strumento applicato ben poche volte, ma possibile". Una realtà quindi non facile, che a detta degli agenti necessiterebbe di una vera e propria rivoluzione: strutture carcerarie nuove a sostituzione di quelle esistenti, ormai obsolete; a Ferrara è in programma un nuovo padiglione, ma servono fondi e nuovo personale.
"Abbiamo detenuti che lavorano – proseguono gli agenti –, ma le risorse sono limitate: se potessero impegnare la giornata alcune situazioni che si verificano non avrrebbero luogo, ma dobbiamo farli lavorare a rotazione; alcuni di loro non hanno nemmeno qualcuno che venga a colloquio. Grazie alle donazioni è stato almeno possibile mettere in campo ventilatori e impianti di condizionamento. Rispetto a vent’anni fa i detenuti sono molto più liberi di circolare nei reparti, non sono più costantemente chiusi in cella, possono socializzare tra loro, ma diventa complesso gestirli e sorvegliarli, perché spesso per 60 o 70 detenuti c’è un solo agente".