Favorire una conoscenza più approfondita dei disturbi del comportamento alimentare nei contesti socio-educativi e sanitari, e allo stesso tempo aumentare un approccio multidisciplinare e integrato nella cura delle problematiche, che hanno conosciuto picchi di incidenza molto alti a seguito della pandemia. Su questo impegno si fonda il progetto ‘Dca - Dillo con Amore. Dalla consapevolezza della malattia a interventi educativi e di cura integrati sul territorio’, realizzato dall’associazione Kairos con un contributo di 16mila euro dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Ferrara, erogato nell’ambito di un avviso pubblico del Terzo Settore. Il titolo della progettualità vuole trasformare l’acronimo Dca, disturbi del comportamento alimentare in Dillo Con Amore, per spingere le persone che ne soffrono a non isolarsi. Tutti i dettagli dell’iniziativa sono stati illustrati ieri, durante una conferenza, dall’assessore alle Politiche Sociali Cristina Coletti, assieme alla presidente dell’associazione Kairos Elisabetta Zerbini, al primario del Centro Dca dell’Ausl di Ferrara Stefano Caracciolo, e alla responsabile dell’Uonpia (Unità Operativa Neuropsichiatria Psicologia Infanzia Adolescenza) dell’Ausl di Ferrara Franca Emanuelli. "I disturbi del comportamento alimentare – dice Coletti – comprendono malattie che segnano la persona che ne soffre sia dal punto di vista fisico che psicologico. Per affrontare queste difficoltà occorrono conoscenza, consapevolezza e sensibilità. In questo progetto, Kairos mira a creare un percorso realmente consapevole e integrato, sia a livello sanitario, ma anche scolastico e istituzionale. Il contributo economico dell’Amministrazione è una segno di vicinanza". "L’associazione Kairos, fondata nel 2015 – ha spiegato Elisabetta Zerbini –, opera con l’obiettivo di offrire sostegno a chi soffre di disturbi alimentari e ai loro familiari e caregiver. L’individuazione precoce del problema riveste un ruolo fondamentale. Riteniamo essenziale che questo progetto venga presentato nelle scuole". "Aderire a questo progetto – ha dichiarato Stefano Caracciolo – è già un modo per dialogare con i pazienti, con i loro familiari e con le strutture del territorio. L’anoressia è una malattia molto seria e negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento della sua incidenza nelle fasce più giovani della popolazione". "L’intervento nelle fasi precoci – ha confermato Franca Emanuelli – è fondamentale per prevenire l’instaurarsi di questo disturbo. Negli ultimissimi anni abbiamo notato un abbassamento dell’età di esordio di questa malattia, che è passata dai 15-16 anni ai 10-11, soprattutto dopo il Covid, con un aumento del 122% di casi in età infantile, non solo in Italia, ma anche del resto del mondo".
CronacaQuando il cibo diventa una malattia: "Alimentazione, dillo con amore"