Ferrara, 19 marzo 2023 – Metti un giovane che perde la testa per una prostituta. Che si presenta a casa della lucciola poi diventata vittima, e l’aggredisce. Sembra al culmine di una scenata di gelosia. Poi in realtà la picchia e la segrega per rapinarla, perché sua ’concorrente’, si scoprirà in un secondo momento. E le porta via soldi e telefonini. Lui, il trentunenne è poi stato condannato a sei anni di reclusione per i gravissimi fatti, ma, per un difetto di notifica, ora c’è tutto da rifare. La Corte di Appello di Bologna ha infatti di recente annullato la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Ferrara (presidente del collegio il giudice Piera Tassoni). In effetti, secondo quanto era emerso anche nel corso del dibattimento l’imputato, un dominicano di 31 anni (assistito dagli avvocati Cecilia Bandiera e Martina Carretta), non si era mai presentato in aula. I giudici della Corte di Appello hanno rilevato che in realtà non era mai stato ’avvisato’ con notifica ufficiale. Tutto da rifare quindi. Gli atti sono stati rispediti a Ferrara e si ripartirà, probabilmente, dal processo di primo grado, o comunque dal momento delle indagini in cui si sono interrotte le regolari notifiche al dominicano.
La storia. Una vicenda stranissima, iniziata con quella che sembrava un’aggressione a sfondo sessuale e finita in altro modo. Secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal pm Fabrizio Valloni, lo straniero finito a processo si sarebbe innamorato di una prostituta connazionale e in uno degli incontri avrebbe reagito con violenza in preda a un raptus di gelosia: così era stata presentata la storia. Le successive indagini, in realtà, e il processo hanno raccontato altro, un retroscena di natura prettamente economica. L’uomo avrebbe infatti sequestrato per due ore la malcapitata nella sua abitazione, picchiandola e derubandola. Da qui le accuse di sequestro di persona, rapina e lesioni.
La denuncia. Secondo quanto ricostruito nel corso delle udienze del processo di primo grado, la vittima dell’aggressione si presenta ai carabinieri per sporgere querela nei confronti del connazionale. Spiega che si tratta di un ragazzo che ha conosciuto per via della sua attività, degli incontri sessuali, dell’innamoramento e infine dell’esplosione di violenza. Il trentunenne si sarebbe presentato nella sua abitazione, in un paese della provincia, e le avrebbe fatto una vera e propria scenata di gelosia. Sfuriata ben presto degenerata in violenza. Stando a quanto denunciato dalla vittima, l’imputato l’avrebbe spinta in casa, bloccandola tra quelle mura per circa due ore e costringendola con la forza a consegnargli i suoi cellulari. Il tutto, sotto la minaccia di una pistola. Non contento, l’uomo le avrebbe anche danneggiato alcune borsette con un coltello, cercando i soldi. Approfittando di un momento di distrazione poi la fuga di lei. Questa la denuncia da cui sono iniziate le indagini. Ascoltata poi in aula come testimone, la vittima avrebbe parzialmente cambiato la sua versione, raccontando che anche l’imputato, in realtà, si prostituiva e che lui, in sostanza, voleva solo derubarla. Davanti al Tribunale, in sostanza, la versione dell’innamoramento folle è statoa sfumata, per accentuare la parte più aggressiva a fini di rapina. Ma, dato il difetto di notifica, si deve ricominciare dall’inizio.