COPPARO
Dopo i lavori di restauro, è stata svelata la sala consiliare del Municipio. Un importante evento, nei giorni della Fiera, che ha visto la partecipazione di tantissime persone, copparesi e non, e pensato come visita guidata a uno degli spazi più significativi della vita comunitaria e istituzionale. Il pomeriggio, salutato del sindaco Fabrizio Pagnoni, presente insieme a tutta la giunta comunale, è stato introdotto da Armando Zanforlin di Pro loco, che ha organizzato l’iniziativa. Roberto Pavinati ha guidato i visitatori alla scoperta della storia della casa della democrazia copparese, che ha origini antiche.
Il palazzo ottocentesco, ricostruito dopo l’incendio del 1808, sorge infatti sulla delizia estense di cui rimangono la torre di avvistamento e le due torri laterali inglobate nella facciata sul lato sud. Ai tempi di Borso d’Este qui si trovava un antico castello gentilizio di difesa del territorio: Ercole II decise poi di costruire la delizia, un palazzo straordinario progettato dall’architetto Terzo de’ Terzi ed eretto fra il 1540 e il 1547. Il Comune di Copparo acquistò la struttura, in parte distrutta dal rogo, e dal 1867 la ricostruì, a partire dalla parte centrale e dalla facciata, in stile neorinascimentale.
La sala consiliare è invece di stampo neoclassico, con elementi che rimandano al mondo romano imperiale. Al centro il grande lampadario in stile veneziano, sotto il quale compare la data di ultimazione della sala nel 1875. Mauro Crepaldi di Patrimonio Copparo ha illustrato l’intervento di restauro della sala, che ha consentito di togliere i teli di protezione installati dopo il sisma dell’Emilia del 2012, cui si sono poi aggiunti i lavori alla torretta dell’orologio e al balcone, attualmente in corso. Opere condotte, con la riqualificazione delle facciate, dall’impresa locale Geostrutture.
Il titolare, Paolo Mazzini, che ha voluto citare i suoi collaboratori impegnati in questo speciale cantiere, ha rimarcato la passione e la dedizione di questi interventi condotti per il proprio paese e la propria comunità.
Valerio Franzoni