dall’inviata
Otto ore prima della condanna a sedici anni di carcere per omicidio premeditato, Isabella Internò, 55 anni, ha preso la parola per la prima volta in tre anni di processo, per dichiarare davanti alla Corte di assise di Cosenza "Sono innocente, lo giuro davanti a Dio che sa la verità ma non può essermi utile". La giustizia terrena – la Corte di assise di Cosenza, presieduta dal giudice Paola Lucente – l’ha invece riconosciuta colpevole di concorso in omicidio premeditato, per l’assassinio del suo ex fidanzato di allora, il calciatore del Cosenza calcio, Donato Denis Bergamini, che di anni ne aveva 27, originario di Argenta, nel Ferrarese.
Ci sono voluti 35 anni di dolore, di lotte, di porte sbattute in faccia, di archiviazioni e riesumazioni del cadavere, ma alla fine la famiglia di Bergamini è riuscita a dimostrare che quella maledetta sera del 18 novembre 1989 lungo la statale Jonica, a Roseto Capo Spulico, Denis non si era buttato "a tuffo sotto il camion per uccidersi", come da allora ha sempre dichiarato l’imputata, ma il suo corpo era stato disteso sull’asfalto in attesa che qualche mezzo "lo suicidasse", perché il calciatore era già stato ucciso, soffocato, con il concorso di Isabella, per la quale la procura di Castrovillari aveva chiesto 23 anni di carcere, ritenendola la mandante dell’omicidio: "Se non può essere mio – aveva dichiarato Isabella a un’amica pochi giorni prima la morte del calciatore – non deve essere di altre. Se non torna da me lo ammazzo". Un delitto d’onore? Alla lettura della sentenza, ieri poco dopo le 19, Internò ha stretto il braccio del marito Luciano Conte – che in passato è stato indagato per favoreggiamento nella stessa vicenda, indagine poi archiviata – e lui al loro avvocato Angelo Pugliese ha chiesto "Perché?". "Isabella è innocente – ha risposto Pugliese – ricorreremo in Appello". Poi le urla di Internò nel cortiletto del palazzo di giustizia di Cosenza, dopo il malore del marito, finito a terra. Tanto che è stato necessario l’intervento del 118.
Nel frattempo in aula, la sorella di Denis, Donata Bergamini è scoppiata in un pianto liberatorio. "In queste lacrime ci sono tutti i 35 anni di lotte per far emergere la verità – ha dichiarato – mio padre Domizio e io avevamo ragione fin dall’inizio: Denis era stato ucciso". Poi un pensiero al fratello "De’ stasera vola in alto". Tra gli applausi di una parte dei tifosi del Cosenza che fin dalla mattina hanno presidiato il palazzo di giustizia con lo striscione ’Verità per Denis’ e un enorme numero 8 steso sui gradini: il numero che Bergamini indossava quando giocava nel Cosenza. Insiem a loro gli ex colleghi di Denis, Michele Padovano, Gigi Simoni e Alberto Urban.
Soddisfatto ovviamente anche l’avvocato Fabio Anselmo: "Oggi possiamo dire che Denis è stato assassinato – ha sottolineato fuori dal palazzo di giustizia – Ci speravamo e abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia. È chiaro che se avessimo avuto questa Procura e questi pm fin dal primo momento non ci sarebbero voluti 35 anni. Quel che dico sempre è che la giustizia è degli uomini e gli uomini non sono tutti uguali. La Corte ha disposto la trasmissione degli atti in procura per aprire un’indagine nei confronti di Roberto Internò, cugino di Isabella. L’esecutore materiale del delitto manca ancora all’appello.