Ferrara, 18 settembre 2024 – Erano diventati l’incubo dei parcheggi. Prendevano di mira le auto in sosta e, attraverso i dati dei libretti di circolazione, andavano a ‘visitare’ le case dei malcapitati. Sono una quindicina i furti che gli vengono contestati e dei quali ora dovranno rispondere in tribunale. I due imputati, arrestati dalla polizia a fine marzo, sono comparsi ieri mattina davanti al giudice Alessandra Martinelli. Entrambi 35enni provenienti dal Veneto, hanno scelto di essere giudicati in rito abbreviato. Il gup ha accolto la loro istanza aggiornando così l’udienza al 28 ottobre per discussione e sentenza.
La tecnica con la quale agivano (in realtà principalmente uno dei due, mentre l’altro si sarebbe reso responsabile soltanto di un paio di episodi) era collaudata. Si appostavano nei parcheggi di supermercati, centri ricreativi e dell’ospedale e sceglievano con cura le auto da aprire, prediligendo quelle nelle quali il proprietario aveva lasciato le chiavi di casa. Sulla base dei dati della carta di circolazione raggiungevano poi la casa della vittima e la svaligiavano, entrando senza particolari problemi dalla porta d’ingresso. In alcuni casi, il principale imputato fotografava o filmava il bottino, vantandosi delle sue prodezze e, in un caso, rallegrandosi per avere trovato dei giocattoli da regalare alla figlioletta.
Sono in tutto una quindicina, si diceva, i furti che sarebbero stati commessi in città con queste modalità. I due 35enni, come accennato, sono stati catturati a fine marzo in esecuzione di un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal gip. Oltre ai due arrestati – tutti con numerosi precedenti di polizia – sotto la lente degli inquirenti era finito anche un ferrarese di mezza età, incensurato. Quest’ultimo era sospettato di essere il ricettatore di una parte della refurtiva. A suo carico era stata eseguita una perquisizione nel corso della quale gli uomini della squadra mobile avrebbero acquisito una serie di oggetti ora al centro di ulteriori approfondimenti.
L’inchiesta culminata nel processo ha preso il via da un arresto in flagranza eseguito nel febbraio del 2023. Da quell’episodio furono avviate le indagini attraverso l’analisi di tabulati telefonici e telecamere di sorveglianza, oltre che attraverso l’audizione delle vittime dei furti (due delle quali sono parti civili con l’avvocato Massimo Bissi). Gli uomini della Mobile svolsero inoltre alcuni servizi di osservazione e pedinamento che permisero di raccogliere una serie di elementi a carico degli attuali imputati.
A unire i vari episodi era il modus operandi . Una volta dentro alle case, i malviventi rubavano di tutto, ma soprattutto orologi (oltre cento), gioielli e altri preziosi per un ammontare complessivo di diverse migliaia di euro. In alcuni casi, si diceva, l’imputato fotografava o filmava il bottino, allo scopo di mostrare ad altri il provento dei propri colpi, facendosene vanto. L’inchiesta sulla scia di furti è ora arrivata a una svolta con l’approdo in aula e la scelta del rito alternativo da parte dei due soggetti finiti nella rete.